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Messaggio  Admin Dom Giu 02, 2019 11:55 pm

Un tempo avevo un amico onesto e in buona fede, ma ingenuo. Era un liberale convinto, schierato con “Forza Italia”, il quale sognava una “Forza Italia” senza Silvio Berlusconi.
La mia posizione di oggi nei confronti del Movimento 5 Stelle è allo stesso modo paradossale: amo il movimento e lo voto, coltivo amicizie e rapporti privilegiati al suo interno, ma disapprovo e non tollero Beppe Grillo. Come è possibile incarnare questa apparente contraddizione, di amare e sostenere un partito ripudiando il suo fondatore? Per un principio metafisico, per cui il bene ed il male dell'esistenza umana sono generalmente intrecciati: noi possiamo prendere ogni persona ed ogni situazione per il versante buono, e dare una spinta alla positività che quell'ente contiene, affinché questa prevalga sul male  connesso. Comunque, la mia adesione al movimento è sempre stata di tipo strumentale: lo considero un taxi o autobus per raggiungere determinati obiettivi che mi stanno a cuore, la mia condivisione non è di tipo ideale.
Beppe Grillo non mi è mai piaciuto, fin da quando era soltanto un giovane comico. Certe sue antiche battute, come quella secondo la quale i socialisti erano tutti ladri, offendevano pure brave persone. Questa disinvoltura nel profferire offese, Grillo non l'ha mai perduta. Destò scalpore l'epiteto di “vecchia puttana” affibbiato a Rita Levi Montalcini; la Montalcini in quella occasione lo querelò e lui si permise di attaccarla ulteriormente in uno dei suoi soliloqui satirici, riferendosi ai 94 anni di età della gentildonna in questione, la quale non avrebbe avuto il tempo di vita materiale  per ottenere giustizia e godersi una riparazione (come se la giustizia, e la difesa del proprio onore, non andassero perseguite sempre e comunque). Un gentiluomo educatissimo come Giuliano Pisapia
venne ripetutamente appellato “pisapippa” da Grillo. Fu una vergogna, gli avversari politici non vanno mai trattati in questo modo, ed ancor più se sono brave persone. Tutti ricorderanno l'esposizione di Laura Boldrini ad angherie verbali machiste e sessiste, in quella sorta di sondaggio comico: “Se ti trovassi con la Boldrini in macchina, che cosa faresti”. Ma la cosa più grave non sono queste intemperanze, bensì il fatto che Grillo non se ne scusi mai. Avrebbe il dovere di umiliarsi pubblicamente, dopo queste cadute. Ma tant'è, vi sono persone a questo mondo, alle quali tutto è consentito dalla pubblica opinione, tutto viene perdonato. Provate a pensare se certi comportamenti verbali, senza le dovute scuse, venissero praticati da individui meno simpatici e meno popolari: sarebbero linciati dalla pubblica opinione, e stigmatizzati dai più autorevoli formatori di opinione.
Politicamente, Grillo è stato un genio, questo gli va riconosciuto. Come nessun altro, ha saputo cogliere il vento giusto al momento giusto, lo ammette pure quel grande esperto di politica italiana che è Pier Luigi Bersani. I primi “vaffa-day” a me facevano orrore per la carica di aggressività priva di pensiero e per la unilateralità degli attacchi, come se un “vaffanculo” lo meritassero solo i politici e non anche il popolo che Grillo radunava ed eccitava, e non lo meritasse lo stesso Beppe Grillo, che era in buona parte un mistificatore. La volgarità dell'animo e dei modi dello “zio Beppe”, che già si era rivelata in campo artistico, fu una costante in campo politico: non ricordo una sola denuncia alla pubblica opinione, fatta da Grillo senza la bava alla bocca. Il nostro faceva sognare le persone, rappresentando una uscita dall'euro comoda, democratica ed indolore; un pensionamento precocissimo per tutti i lavoratori italiani; una riduzione drastica dell'orario di lavoro... ricordo quando si precipitò in Sardegna per confortare i minatori in lotta per la perdita dei posti di lavoro: con aria trasognata e sincera disse che la Sardegna doveva vivere di turismo, non di attività dure come quella delle miniere... come se potesse vivere di solo turismo Cuba, che è bella e turisticamente attrattiva non meno della Sardegna, e potesse rinunciare alla coltura della canna da zucchero...  Ma attenzione: non voglio asserire che lo zio Beppe sia un ipocrita, lui è un sognatore ed è dotato di un animo buono (due occhi da buono come i suoi non possono ingannare).... è un sognatore come tutti gli artisti; ma non può più esserlo se diviene un capo politico, perché i giovani e perfino i non giovani che lo seguono, si convincono dei sogni che spaccia per realtà, ed il  successivo risveglio è molto duro. Ha fatto le spese di questo equivoco, Luigi Di Maio recentemente, quando ha dovuto sopportare le conseguenze della delusione popolare.
Io non sono mai stato iscritto al Movimento, perché non mi sono mai potuto identificare in esso: la democrazia diretta “on line” made-in-Casaleggio, ovvero la presunta democrazia della pancia e del click, mi ha sempre fatto spavento, e diversi altri connotati culturali del “grillismo” mi hanno sempre dato fastidio, oltre a quelli già accennati. (CONTINUA)


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Messaggio  Admin Dom Giu 02, 2019 11:58 pm

Continua:
Quando cominciai a votare per i 5Stelle, ed a seguirli con interesse e con amore, mi sentii suonare alcuni campanelli d'allarme ai quali non volli dare credito. In certi forum di cultura politica alternativa, alcuni interlocutori asserivano di essere passati per l'esperienza “grillina” e di essersene poi allontanati con delusione e rabbia, essendosi resi conto che il Movimento era un canale che assorbiva il dissenso radicale nei confronti del sistema politico, per neutralizzarlo. Sarebbe stato cioè una forza complice della conservazione, un'entità nemica di una rivoluzione sociale e politica vera. Oggi mi rendo conto di quanto fosse fondata questa critica, anche se non credo nella malafede di Grillo e dei suoi collaboratori. Essi sono vittime di un equivoco e seminano un equivoco, come vedremo meglio. Lo”zio Beppe” ed altri capi del movimento hanno rivendicato più volte il merito di aver impedito che in Italia vi fosse una deriva violenta delle istanze di ribellione, avendo essi assorbito gli ideali e la carica di rivolta dei contestatori, per incanalarli in un moto civile, democratico e pacifico. Anche io un tempo bevevo questa versione, e quasi tutti gli aderenti al movimento la bevono tuttora. In realtà è oggi evidente come le spinte di rivolta e di vero rinnovamento si siano immiserite passando per la gestione-Di Maio (personaggio che comunque io politicamente ammiro). Dove è andata a finire la critica all'euro, ed il dibattito da accendere in seno al popolo italiano su questo tema? Dove è andata a finire la riduzione dell'orario di lavoro ed il primato della qualità della vita? Dove è andato a finire il pensionamento anticipato? Su quest'ultimo punto, la quota-cento (voluta prevalentemente da Salvini) è di certo una piccola cosa buona, ma ben altro era stato fatto sognare; non una pensione assai più bassa in cambio della libertà, non una opzione di scelta che molti non possono permettersi economicamente! Lo stesso reddito di cittadinanza era nato idealmente come un reddito di cittadinanza vero e proprio, ovvero una alternativa al lavoro, non una forma di assistenza propedeutica al lavoro e sottoposta agli stress della riqualificazione professionale e all'obbligo di attività socialmente utili.
Il reddito di cittadinanza iniziale era una messa in discussione della necessità e sacralità del lavoro (in un mondo in cui ve ne è sempre di meno il bisogno e l'opportunità, perché le macchine sostituiscono i lavoratori), ed un elogio del divano, ovvero della vita contemplativa in luogo del lavoro: è diventato una ulteriore mitizzazione del lavoro e una demonizzazione del divano!
Dunque: senza il movimento avremmo avuto forse in Italia una “deriva” di contestazione violenta, paragonabile al vecchio 68 nostrano ed all'attuale rivolta dei gilet gialli in Francia. Ma forse, sarebbe stato meglio così, meglio fare a meno del movimento cinque stelle che ha incanalato la protesta... la società sarebbe cresciuta di più, lasciata libera di vivere ed elaborare al suo interno, quelle istanze valutative e rivendicative che invece ha delegato ad un certo partito, il quale aveva promesso di realizzare quelle stesse aspettative quasi automaticamente una volta giunto al potere. Come minimo Beppe Grillo ci ha fatto perdere del tempo. Una persona a me molto vicina, e da me molto stimata, volendo difendere la figura e l'operato di Beppe Grillo, mi ha scritto testualmente, in un'altra sede di dibattito: “ Senza Beppe Grillo e la sua lucida follia la storia politica degli ultimi anni sarebbe stata terribilmente cupa”. Ed ha perfettamente ragione; senonché la storia politica DEVE essere cupa, DEVE essere grigia. Viva, deve essere invece la società, che si contrappone alla classe politica; vivi devono essere i cittadini e le masse, in quanto portatori di istanze sociali e politiche. Beppe Grillo ha tolto la vita al corpo sociale, per trasferirla nella classe politica e nelle sue attività. Il tentativo ha dato un esito deludente come risultati concreti, e lascia oggi il corpo sociale in ritardo di maturazione, frustrato e smarrito. In questo senso, lo “zio Beppe” mi appare come un avventuriero incosciente e deleterio. Sia vituperato Beppe Grillo, sia umiliato Beppe Grillo. Ma il “crimine” più grave di Beppe Grillo, che più che mai lo accomuna al non-compianto Gianroberto Casaleggio, è di aver rivendicato con tutte le sue forze una forma di democrazia diretta, irrealizzabile e distruttiva per la società, per l'umanità. Ho sviluppato questo tema nel più audace dei miei scritti, nel quale ho contestato tout-court l'idea stessa di democrazia : https://vivaibidelli.forumattivo.com/t608-riflessioni-sulla-democrazia-e-sulla-sua-fine .  Infiammando le masse dei suoi seguaci con un ideale di democrazia esasperata (“per noi uno vale uno!”), Grillo ha preparato il martirio per Luigi Di Maio e per tutti i politici onesti che vogliono il bene del popolo italiano; ma ha fatto di più: ha ritardato la presa di coscienza collettiva, il funerale che si deve fare all'ideale democratico prima che sia troppo tardi, il funerale sofferto che dobbiamo fare per salvare il genere umano, le specie viventi ed il pianeta in cui viviamo. Democrazia e vita, sono diventate incompatibili. E, “UBI MAIOR, MINOR CESSAT”. Si veda ancora https://vivaibidelli.forumattivo.com/t608-riflessioni-sulla-democrazia-e-


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Messaggio  Admin Lun Giu 03, 2019 12:04 am

Continua:
Democrazia e vita, sono diventate incompatibili. E, “UBI MAIOR, MINOR CESSAT”. Si veda ancora https://vivaibidelli.forumattivo.com/t608-riflessioni-sulla-democrazia-e-sulla-sua-fine , nel caso che il mio debole pensiero interessi a qualcuno.
Rimane ora da trattare l'aspetto più delicato delle colpe del nostro, e so che corro il rischio di apparire uno sciacallo. Ma ha rilevanza concettuale discuterne. Grillo che tanto si scaglia direttamente o indirettamente in difesa ed esaltazione di onestà e legalità, è un pregiudicato, e dunque dovrebbe vivere un po' di più a testa bassa. Anche se può capitare quasi a tutti, e a me per primo, di sottovalutare i pericoli del ghiaccio su una carreggiata ed incorrere in un incidente mortale; quasi tutti poi sceglieremmo di salvare almeno la nostra vita, non potendo salvare le altre vite in gioco, così come fece lui che si buttò fuori dall'auto poco prima che questa cadesse in un burrone. Dirò di più: la scelta drammatica che fece Il nostro, di salvare se stesso, è addirittura un obbligo morale in quelle determinate circostanze in cui lui si era venuto a trovare con l'equipaggio che trasportava. Meglio tre morti che quattro, non ci piove. Tuttavia il parametro etico di un uomo qualunque, non so se valga anche per un capo. Quest'ultimo ha una sorta di dovere morale di “affondare con il vascello”, di condividere il rischio dei compagni viaggio fino alla fine. A quell'epoca il nostro personaggio era soltanto un attore, e quindi nulla gli si può imputare: ma si può non fidarsi di lui come leader. Infatti, quando se la vede brutta, Beppe Grillo fa una allusione al suo possibile ritiro totale dalla attività politica (diretta o indiretta che sia). Successe di recente, quando in uno dei suoi spettacoli teatrali fu contestato da una parte del pubblico a proposito dei vaccini. Borbottò che lui in fondo aveva “già dato” e poteva pure ritirarsi. Per questo stesso motivo, pochi anni prima, molti non erano disposti a seguirlo in un rischio di default economico, che lui suggeriva di correre. Perché, bene o male, lui ha sempre un bel patrimonio su cui cadere. Non solo la mia intuizione, ma anche quella di altri italiani, mi dice che se l'Italia fa default, lui si butta fuori dai guai nel suo privato benessere, salvando se stesso. Quest'ultimo mio argomento è di certo ipotetico e fragile; ma quelli precedenti sono sufficienti a farmi proporre ai miei pochi lettori, la opportunità dell'umiliazione di Beppe Grillo. Sia umiliato Beppe Grillo.      

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