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A cena a palazzo Grazioli: ci andarono anche Bonanni ed Angeletti...

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Messaggio  Davide Selis Dom Gen 23, 2011 8:44 pm



Almeno l’infamia di cenette ambigue, con escort procaci e disponibili, viene risparmiata a Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti. Ma una certa famosa cena di lavoro a palazzo Grazioli, anche se non ebbe dei contorni di sensualità, è già considerata un motivo di infamia sufficiente, da una parte ottima del nostro popolo. Gli attivisti sindacali di ogni sigla non digeriscono infatti quella cena, che quando fu scoperta divenne indigesta pure per i due sindacalisti commensali “colti in flagrante”.

Ma siamo in presenza di un reato ? Io non credo proprio, neanche nel senso soltanto morale e figurato. Anche a me diede fastidio la presenza a quella cena di due leaders dei lavoratori, ne diede moltissimo. Ma questo disgusto è una emozione, ed in certe valutazioni bisogna saper andare oltre le sfera emotiva. Ricordava un certo Bruno Guerri nel forum-caffè dei lavoratori poeti, che certe cene fra controparti sindacali si sono sempre fatte, ed anche la CGIL vi ha partecipato più volte. Aggiungo io nel mio piccolo, che appresi da studi di psicologia sociale come ogni conflitto fra parti o fra gruppi che si risolve positivamente, debba la sua soluzione molto più al lavoro dietro le quinte, compiuto da abili mediatori, che non al confronto ed allo scambio di punti di vista e di proposte al tavolo ufficiale delle trattative. E’ lo stesso fenomeno per cui non ha senso dire “vincere al congresso” di qualsiasi associazione democratica. Un congresso lo si vince prima dello stesso, attraverso trattative ufficiose ed informali, attraverso cene di lavoro. Se non lo si vince nella sede ufficiale è perché non lo si è saputo preparare.

Questa regola , del primato della trattativa antecedente e parallela, ufficiosa e segreta, su quella ufficiale e alla luce del sole, è nota e praticata dagli operatori sociali e politici a tutti i livelli. Perfino un puro, duro e puro come Enrico Berlinguer tentò la strada di un abboccamento riservato con Pierre Carniti ai tempi del conflitto sulla scala mobile. Questa regola politica, che a non pochi dà fastidio, sembra che si estenda addirittura ai conflitti cruenti, alle guerre vere e proprie. Si mormora infatti che la prima guerra del Golfo si concluse senza l’invasione del’Iraq e senza la destituzione di Saddam Hussein, perché abili diplomatici-mediatori ottennero una rinuncia all’uso dei gas da parte irachena (si credeva infatti allora che Saddam disponesse di armi di distruzione di massa) in cambio del mantenimento del potere. Questo lavoro di mediazione sporco ed indecente ottenne comunque di salvare tante vite umane di soldati e civili americani ed iracheni, vite umane che altrimenti si sarebbero perdute.

Allora, si può rimproverare ai due segretari sindacali “incriminati” di tenere aperto ogni canale per “portare a casa” risultati migliori per noi lavoratori ? Il metodo della concertazione non l’hanno inventato Bonanni ed Angeletti, lo inventò tra gli altri un puro come Pierre Carniti al tempo delle battaglie sulla scala mobile. Carniti non avrebbe mai voluto che la concertazione diventasse metodologia definitiva e permanente nelle relazioni sindacali, la considerava una necessità contingente per impedire alla barca-Italia di affondare.. Purtroppo, la concertazione dura ancora ed è diventata oggi l’unica strada percorribile per i problemi non categoriali, a causa delle risorse stremate e delle energie esaurite nella base dei lavoratori. Oggi lo sciopero generale è sempre un flop ed è controproducente. Oggi se non si concerta, non si porta a casa alcun vantaggio, o limitazione dei danni, per i lavoratori. Certe cene di lavoro sono una naturale estensione ed un naturale contorno del metodo concertativo. E sembra che si siano sempre fatte, e che vi abbiano sempre partecipato i rappresentanti di tutte le forze in gioco, anche quando esisteva ancora l’ alternativa della lotta. Solamente, le altre volte i sindacalisti-commensali non sono stati scoperti…

(Continua)




Davide Selis

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Messaggio  Davide Selis Mar Gen 25, 2011 12:13 am



Continua:

…Ma tutta l’infamia di quella determinata cena sta nel fatto che l’ ospite era Silvio Berlusconi. Giova rammentare quindi che Bonanni ed Angeletti intrattennero delle relazioni di dialogo (una buona cena aiuta infatti a dialogare e a confrontarsi pacatamente) non con il privato cittadino Silvio Berlusconi, nemico della democrazia, ma con Berlusconi capo del governo, ovvero con una controparte inevitabile. Ne hanno colpa i due citati segretari confederali se Berlusconi ha vinto le elezioni ?

Nel caffè di Aurita, i dissidenti cigiellini che si ritrovano in quell’ambiente telematico, sono molto aspri nel vomitare il loro disprezzo verso i due commensali di cui sopra, e nell’esaltare la loro “purissima” CGIL, alla quale sono molto attaccati nonostante il dissenso, perché non partecipò a quella cena. Ed anche perché non intrattiene relazioni se non di conflitto con l’attuale governo. Intendiamoci: anche chi scrive queste note detesta il “politico” Berlusconi, lo considera un mortale nemico della democrazia, della civiltà, dell’Umanità. Anche lo scrivente ritenne di confluire nel popolo viola, convergendo così con il popolo cigiellino e di Rifondazione Comunista. Anche lo scrivente agli occhi di molti fece la figura da esaltato perché condivideva (e non ha ancora cambiato idea) la speranza di una nuova resistenza contro un nuovo regime liberticida (si veda una antica polemica con Franco D’Emilio in questo stesso forum: https://vivaibidelli.forumattivo.com/t113-la-vergogna-di-chi-difende-la-piazza-e-aizza-la-piazza-contro-berlusconi-come-nell-assassinio-calabresi-odio-e-mandanti-morali-della-sinistra). Ma il sottoscritto distingue le diverse sfere di pertinenza ed i differenti piani di intervento: la resistenza la si fa come singoli individui, singoli “partigiani” telematici o mediatici che si raggruppano nelle nuove organizzazioni. Non la si fa come partiti politici o come sindacati tradizionali. Come sindacati, si fa quello che hanno fatto Bonanni ed Angeletti: si va ad una cena dove si deve lottare con ogni boccone, per non vomitarlo nel piatto, e si deve pure sforzarsi di sorridere ogni tanto. Perché un sindacato serve a stipulare accordi, come hanno tentato invano di ricordarci Bonanni ed Angeletti, sommersi dal nostro disgusto. Si tratta di fare accordi che siano quanto più possibile vantaggiosi per i lavoratori. Non serve il sindacato a fare rivoluzioni, siamo nell’ era 2000. I due citati leaders sindacali non sono quindi da vituperare per quella cena, partecipando alla quale hanno fatto il loro dovere. Sono da biasimare se *privatamente* non appoggiano il popolo viola, ovvero la resistenza al regime.

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Messaggio  Davide Selis Mar Gen 25, 2011 11:25 pm



Continua:

Una totale confusione sul ruolo ed i compiti di una organizzazione sindacale alberga invece fra gli irriducibili supporter della CGIL, quelli della appartenenza “identitaria”, quelli che non si rendono conto, non vogliono vedere che la pregiudiziale “identitaria” oggi fa ridere i polli.

Facciamo un passo indietro per capire i termini della questione: CISL e UIL nascono negli anni 50 come sindacati dichiaratamente “non anticapitalisti”, mentre la CGIL non ha mai fatto sua questa opzione. Con il passare dei decenni e con il cambio di secolo e di millennio, la CGIL ha rimosso la questione “capitalismo si – capitalismo no”, ma non ha mai compiuto una scelta; per esempio, non ha mai osato dichiarare “mi ero sbagliata”, come invece su sponda politica altre forze hanno saputo fare.

Ne consegue che spesso l’organizzazione di cui trattiamo cade in una contraddizione fra il proprio imprinting nativo, che è anticapitalistico, ed il proprio programma politico, che non lo è più.

La CGIL vuole a tratti sostenere un programma di tipo socialdemocratico, ma lo fa seguendo la propria vocazione o imprinting, che è distruttivo nei confronti della socialdemocrazia e quindi del programma perseguito.

Si distingue in quest’opera contraddittoria e demolitrice la FIOM, che secondo la sommessa e personalissima opinione di chi scrive è la scheggia più incosciente di tutta la confederazione. La “non coscienza”, la contraddittorietà della FIOM, la sua carica distruttiva ed auto distruttiva giunge perfino a non farle scorgere le opportunità che il presente le regala.

Oggi infatti si sta palesando l’inizio della fine del capitalismo per i limiti che l’ambiente planetario impone alla crescita economica, e la necessità, per salvare i diritti dei lavoratori, di uscire dal mercato globale, che nutre e sostiene il capitalismo post-moderno. La FIOM potrebbe presentarsi con un biglietto da visita formidabile, potrebbe presentarsi con l’ “orgoglio dell’oransoda” (“Noi, da sempre senza coloranti” dicevano enormi cartelli pubblicitari affissi lungo le strade italiane quando i coloranti furono proibiti per legge).

La FIOM potrebbe gridare “FUORI DAL CAPITALISMO, FUORI DAL MERCATO GLOBALE !!!”, “NOI L’ABBIAMO SEMPRE VOLUTO !!!”. A questo punto anch’io sosterrei la FIOM a spada tratta. Non osando rivendicare il grande salto, e forse non percependo nemmeno il problema, la federazione cigiellina dei metalmeccanici pare spingere il sistema socio economico verso la rovina, e gli operai italiani verso la disoccupazione.

(Continua)


Davide Selis

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Messaggio  Davide Selis Mer Gen 26, 2011 7:14 pm



Ma l’anticapitalismo della Fiom, quello di cui l' organizzazione è portatrice forse inconsapevole, è l’anticapitalismo dei due ultimi secoli trascorsi, l’anticapitalismo marxista, non l’anticapitalismo che occorre oggi per salvare la specie umana ed il pianeta. E’ questo un punto sul quale mi riprometto di tornare. Una visione più moderna del sindacato, un sindacalismo di tipo pragmatico, svincolato da ideologie e da traguardi che trascendano l’epoca attuale, un sindacalismo che accetti di essere solo una delle diverse parti sociali in gioco, e non pretenda di rappresentare, né direttamente né di riflesso, alcuna Totalità, un sindacalismo che contratti a pieno titolo anche la politica economica del governo, come si usa fare nelle moderne socialdemocrazie, un sindacalismo la cui funzione sociale sia prettamente ed esclusivamente negoziale, e non politicamente rivendicativa…questa da sempre l’impostazione corretta di CISL e UIL, l’impostazione moderna, l’impostazione vincente. In quest’ottica, CISL e UIL sono state del tutto coerenti se hanno partecipato alla cenetta riservata di palazzo Grazioli. Se la CGIL non è stata invitata a quell’incontro, le altre due organizzazioni non erano minimamente tenute a rivendicarne la presenza (con diktat del tipo “o con lei o niente!”), dato che la federazione unitaria non esiste più, con detrimento grandissimo per i lavoratori, e la colpa della perdita di questo tesoro è STORICAMENTE TUTTA DELLA CGIL.

Coloro che accusano di infamia la CISL e la UIL per quella cena con i rappresentanti delle controparti sono in gran parte gli stessi che definiscono la nostra situazione politica attuale come un nuovo “regime” antidemocratico e liberticida, e vogliono la mobilitazione di tutte le forze possibili contro questo “regime”. Ora, se c’è un “regime” non c’è più libertà. Mi viene da pensare non soltanto al fascismo, ma anche alle monarchie assolute. In quei regimi, storicamente datati, i padri gesuiti stavano a corte. Perché stare vicino al sovrano e tentare di influenzarlo era l’unico modo per fare del bene al popolo, in un senso politico. Fu allora, se non vado errato, che la partecipazione ai lussi e ai pranzi della corte diede ai gesuiti una immagine di doppiezza, per cui ancor oggi “gesuita” è sinonimo di “ipocrita”. Ma portando la croce di questa brutta figura i padri di cui discorriamo poterono fare del bene ai popoli sottomessi ed oppressi. Del bene che non si sarebbe potuto fare in alcun altro modo. Perché appunto vi era un “regime”. A buoni intenditori…


Davide Selis

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Messaggio  Davide Selis Gio Gen 27, 2011 8:07 pm



Continua:

La CGIL ha avuto negli ultimi decenni non pochi successi di immagine immeritati, a causa proprio dell’umile sacrificio, anche di immagine, delle altre due sigle citate. Ne ricordo per ora tre: l’ultimo contratto per gli statali, che indubbiamente è intriso di negatività, fu firmato da CISL e UIL soltanto, fra le componenti dell’ex federazione unitaria. La CGIL volle effettuare un referendum tra i lavoratori DOPO LA STIPULA. Era inevitabile a quel punto il trionfo del NO, ovvero della posizione cigiellina. Così come sarebbe stato inevitabile il trionfo del SI’, posizione di CISL e UIL, se il referendum si fosse svolto PRIMA. Infatti i lavoratori, PRIMA della convalida dell’ accordo, mai avrebbero accettato di perdere i pur minimi benefici economici che quel contratto avrebbe pur sempre arrecato (infatti, non ricordo una volta sola che la base abbia bocciato un contratto in cambio del nulla, è questo il limite democratico dei referendum tra “sì” e “no”). Una volta ottenuti i benefici, la base aveva tutto da guadagnare a votare “NO”, per sfogare la propria rabbia per gli articoli sgraditi, e per dare un segnale per il futuro, alla controparte ed agli stessi sindacati. Io, sono fra i tanti che hanno portato a casa dei benefici, come il mantenimento di una quota di salario accessorio, grazie al sacrificio di immagine di CISL e UIL. Se avesse vinto la CGIL io sarei più povero. Così come, se avesse prevalso la CGIL a Pomigliano e a Mirafiori, quegli stabilimenti avrebbero chiuso ed i lavoratori, sul lastrico e furibondi, avrebbero linciato tutti i sindacalisti. Oggi la CGIL può trionfare moralmente e tingersi di eroico grazie al senso di responsabilità ed al vero eroismo di CISL e UIL, che accettano di “sporcarsi”, di giocarsi la faccia, per il bene dei lavoratori. Come avvenne al tempo del referendum sulla predeterminazione degli scatti di SCALA MOBILE. Vinsero quel referendum CISL e UIL, e grazie a questo esito i lavoratori furono DUE VOLTE MENO POVERI: immediatamente, e nel tempo a venire. Ma la CGIL si tinse ingiustamente di eroico anche allora, rubò un successo di immagine anche allora: ancor oggi questa confederazione passa infatti per quella che ha voluto salvare il potere d’acquisto dei lavoratori. AGGHIACCIANTE ! PAZZESCO ! IGNOBILE ! IMMORALE !

Il massimalismo e l’intransigenza “etica” cigiellina sono resi possibili dal senso di responsabilità delle altre due confederazioni. La CGIL avrebbe già perso gran parte dei propri iscritti e tutta la propria forza di alzare la voce, se non vi fossero CISL e UIL che si sporcano per essa. ANDANDO ANCHE ALLE CENE DI PALAZZO GRAZIOLI.


Davide Selis

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