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IL LAVORO NON E' UN DIRITTO

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Messaggio  Admin Ven Ago 17, 2018 8:24 pm

"Siamo nel cuore della stagione estiva e, come accade ogni anno, gli articoli in cui gli imprenditori del settore turistico si lamentano perché non trovano personale, fioccano.
Questo dramma l’ho vissuto in prima persona per 10 anni. Ogni volta che mettevo un annuncio, non trovavo nessuno.
Eppure in quell’isola la disoccupazione si attestava intorno al 23% e quella giovanile intorno al 52%.
Spesso, quando si presentava un candidato, il leitmotiv era questo: “A me interesserebbe questo posto, ma solo se mi assume in nero, perché non voglio perdere tutti i sussidi.”
In Francia con il loro welfare puoi startene a casa senza problemi, tra il reddito di cittadinanza e le allocations familiales, incassi senza dover faticare.
In Italia se non arrivano i sussidi, ci pensano i genitori, quelli che si tengono in casa i figli nullafacenti fino a tarda età perché tanto il lavoro non si trova. I danni causati dal reddito di cittadinanza io li conosco molto bene, voglio proprio vedere che bel casino ci sarà, quando arriverà anche da noi…


Quante volte dalle bocche di alcuni genitori ho sentito dire “Povero figlio, dovrebbe lavorare il sabato e la domenica. Ti sembra giusto?”.
Cosa mi dovrei aspettare dai figli di questa generazione di parassiti smidollati, che corrono veloci come Beep Beep solo per partecipare ai concorsi pubblici?
Una volta i genitori ci insegnavano altri valori. Ma quelli erano altri tempi, vero?
Anche il sindacato ha fatto danni irreparabili, le persone sanno tutto sui loro diritti, ma se ne fottono dei doveri.
Una quindicina di anni fa, per un posto da cameriere, offrivo una paga netta mensile di 1.500€, per 39 ore settimanali, a me costava più del doppio. E si trattava di un contratto a tempo indeterminato.
Mi è capitato di dover assumere un ragazzo che per aprire una bottiglia di vino, se la metteva in mezzo alle cosce.
La prima domanda al colloquio era sempre la stessa: “Quanto mi dà al mese?”.
In quel caso, se avessi potuto, gli avrei dato una serie di calci nel culo, ma dovetti assumerlo, proprio perché era stato il solo a presentarsi.
Un giorno il tipo decise di metter su casa con la sua morosa e lo stato gli pagava la metà dell’affitto, più le bollette della luce e altre cosucce, perché la sua ragazza era ancora una studente.
Esisterà anche qualche imprenditore figlio di buona donna che vuole sfruttare il personale pagandolo inadeguatamente, non dico di no, ma non è questa la causa del problema.
Secondo voi gli imprenditori di Rimini rischiano di mandare a rotoli la stagione per non sborsare qualche euro in più?
Siate seri.
Mi sembra ovvio che nel 2018, per lavorare in un hotel, mi chiedano almeno di parlicchiare una lingua straniera e di avere un minimo di preparazione, visto che si tratta di mansioni da front office. Ma per avere quel genere di preparazione, devi aver scelto a monte una formazione adatta per quel settore.
I giovani scelgono altro, in troppi non sono più disposti a fare dei sacrifici, per esempio lavorare il sabato, la domenica e magari anche la sera.
In molti paesi stranieri i giovani si mantengono agli studi lavorando durante l’estate, alcuni lavorano il weekend durante l’anno per non chiedere la paghetta a mammà. Questo accade anche nelle famiglie benestanti.
È una questione di educazione, quella che in Italia molti vorrebbero demandare allo stato, ripristinando l’inutile servizio di leva.
In Italia vedo genitori con poche possibilità fare salti mortali per mantenere i propri figli, già diplomati o laureati. Tanto poi l’iPhone glielo regalano comunque, magari pagandolo a rate.
Il figlio che pretende dal genitore, ha un genitore che a sua volta pretende dallo stato. Entrambi vogliono campare sulle spalle degli altri.
Se campi sulle spalle degli altri, aumentano le tasse e aumentando le tasse l’imprenditore ti pagherà sempre meno.
Se il lavoro è un diritto, apritevi una partita IVA e lo avrete.
Valentina Cavinato"

Questa Signora dice pallonate. Sia chiaro: mi pare una gentildonna, non una bugiarda intenzionale, in malafede. Ma la sua passione, che pure è motivata, la acceca. E la stessa cosa capita ai miei ex editori, che pure sono persone serie, preparate e scrupolose, ma hanno un partito preso contro il reddito di cittadinanza. E pur di combattere questo progetto politico, ci stanno porgendo degli editoriali che dire “discutibili” è veramente dire troppo poco. Io vorrei che la stessa capacità analitica, la stesso grado di competenza e di spirito critico che Franco Leonardi adottava nel vagliare i miei articoli (sia ben chiaro: quando li respingeva mi dava generalmente spiegazioni convincenti, per il tramite della sua efficientissima “ragazza di bottega”, ed il più delle volte aveva ragione lui, non io) fosse adottato per esaminare o bocciare gli articoli contrari al reddito di cittadinanza.
In questo caso: l'articolo che stiamo discutendo contiene una affermazione pazzesca, ovvero “Un giorno il tipo decise di metter su casa con la sua morosa e lo stato gli pagava la metà dell’affitto, più le bollette della luce e altre cosucce, perché la sua ragazza era ancora una studente”. Ma che bufala!!! Quando mai lo Stato italiano ha fatto di questi regali! Non succedeva negli anni del boom economico, figuriamoci quindici anni fa, ai tempi di questa presunta (e inventata) situazione! Dopo una bufala simile, viene da dubitare di tutto il resto. Del cameriere che si presenta come unico candidato per un posto di lavoro da 1500 euro netti al mese (ce la dica tutta, gentile Signora: quali scabrosità che non ci ha detto, conteneva il lavoro che Lei offriva? Non alludo certo a lavorare di sabato e domenica, perché io ho fatto il turnista e lavoravo perfino a Natale e Capodanno). Del cameriere che stappa le bottiglie con le cosce: voi che leggete questa mia nota critica, ci credete?. Per quanto riguarda “I giovani scelgono altro, in troppi non sono più disposti a fare dei sacrifici, per esempio lavorare il sabato, la domenica e magari anche la sera”, questo assunto cozza contro la mia esperienza pluriennale di custode e guardia notturna di museo. Lì si lavorava come ho detto anche di festa, ed anche di notte. So bene quanti giovani disperati sgomitavano a vuoto e cercavano tutte le strade per avere un posto di lavoro come il mio... Potrei continuare, ma veniamo subito al dunque: se gli esempi di inattendibilità che ho portato finora riguardano la dimensione empirica e potrebbero pur sempre essere smontati con delle prove (non si può escludere a priori che io sia fuori di testa, o talmente distratto da non aver percepito bene la realtà in cui ho vissuto), l'affondo della gentile articolista contro il reddito di cittadinanza: “I danni causati dal reddito di cittadinanza io li conosco molto bene, voglio proprio vedere che bel casino ci sarà, quando arriverà anche da noi…”, si colloca nella dimensione logica, non in quella dell'esperienza. Ed è una affermazione illogica. Non si può dire che il reddito di cittadinanza, come è stato concepito (ovvero, in Italia non sarebbe un vero e proprio reddito di cittadinanza, non sarebbe una alternativa al lavoro, ma una misura propedeutica al lavoro) disincentivi i giovani dall'accettare una sistemazione lavorativa. Perché se rifiuti le proposte di lavoro, perdi il reddito. Non a caso questa riforma strutturale non parte ancora, perché ancora non si sono riformati e resi efficienti i centri per l'impiego, che sono l'altra faccia della stessa medaglia. Potrei continuare ma non voglio tediare nessuno. Mi preme però ricordare che qualsiasi sia la nostra posizione ideologica e politica, la posizione avversa si critica senza mentire e senza sponsorizzare tesi false: mentire, direttamente o indirettamente, è eticamente scorretto e politicamente antigienico.

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