A Marzabotto (IL CROCIFISSO NELLE SCUOLE)
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Bianca
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VIVA I BIDELLI :: *Gli altri sono "i belli" e noi siamo "i bidelli"* :: Temi politici, sociali ed un po' filosofici
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A Marzabotto (IL CROCIFISSO NELLE SCUOLE)
Mi sono recato in cantina per necessità, e lì ho trovato anche una rivista, contenente un articolo che per me fu formativo, a suo tempo. Correva l'anno 1990, il secondo della breve vita di "Mosaico Psicologie", periodico di psicologia e scienze umane, creato e diretto da quel geniaccio del dottor Alfredo Rapaggi, vero innovatore della psicoanalisi (altro che Verdiglione!). Se vi interesserà, potretre trovare in rete tracce di questo personaggio, che era mio amico. Io vi voglio far leggere un suo editoriale un poco al di fuori dell'ambito specialistico, e particolarmente scottante. Mi raccomando, non fatevi scrupolo alcuno se desiderate reagire con energia!
Ecco il testo:"Dedico questo redazionale ai bimbi e alla libertà. Dedico questo redazionale a Marzabotto (Bo) paese disgraziatamente famoso per l'eccidio nazista dell'ultima guerra. A me, straniero quasi di passaggio, quel cartello giallo sulla strada con la scritta "RICORDA", non è mai piaciuto e non mi piace ancora. Nel migliore dei casi mi fa pensare al bimbo che mostra a tutti la sua ferita per ricevere attenzione e affetto, come se non fosse sufficiente quello che riceve per il fatto stesso che esiste ed è mille volte bello.
Temo dunque che chi ha scritto quella parola abbia paura di essere dimenticato, di non poter vivere se non tramite la sua passata ferita grave.
E nel peggiore dei casi "RICORDA" è un invito al rancore, anzi un ordine a mantenere viva la fiamma dell'odio. Ci fosse scritto "Ricorda e perdona" sarebbe già completamente diverso, ma così mi pare evidente l'istigazione, la difficoltà a sganciarsi dal macigno della voglia di vendetta, il desiderio di tramandare un sentimento che porta solo ad un'interminabile catena di lutti e di sofferenze.
Ed è qui che mi par giusto inserire un episodio sui bimbi, su quelli di Marzabotto in particolare, anche se più come portabandiera, come esempio, che non come caso unico.
Dunque, scuola materna, una quindicina di bambini e quasi altrettanti genitori che decidono di non introdurre l'insegnamento della religione.
Le maestre insistono, mancando clamorosamente al loro dovere di obiettività ed ottengono di provvedere loro a dare un minimo di informazione.
I genitori, in verità più interessati a saper ben parcheggiati i loro figli piuttosto che a discutere il tipo di educazione, argomento sul quale si sentono ingiustamente ignoranti e altrettanto ingiustamente inferiori, non s'azzardano a contraddirle.
Anche perchè, sottolineano con malcelata preoccupazione, "se una maestra si arrabbia con me se la prende con mio figlio" vagli a spiegare che sarebbe una grave scorrettezza, il solo dubbio è una buona scusa per chinare la testa.
Il clima è già brutto, già di lotte assurde, già di crociata (cioè di guerre scatenate in nome del simbolo teorico della pace).
E arriva Natale, un bimbo torna a casa e racconta eccitato la storia di tanti bambini fatti massacrare da un uomo cattivo.
E' solo la strage degli innocenti, una storiella da ridere che non lascierà certo un segno nella dura corazza di un piccolo che ha già quattro anni! Tanto più che uno si salva, dopo varie peripezie e si appresta a crescere meglio di tutti gli altri.
Storia a lieto fine.
Possiamo dunque andare avanti fino alla quaresima, quando il nostro mini-protagonista ha un nuovo più grande spavento.
Le maestre infatti, sempre più entusiaste di prendere il posto dell'insegnante di religione, ricorrono ad un filmino (edizioni S.Paolo, preciserano poi, a garanzia di neutralità!) in cui si evidenziano le fasi della passione. Nella spaventata traduzione del piccolo, il bimbo di Natale è stato torturato, gli hanno messo dei chiodi nelle mani e nei piedi, li hanno frustato fino a fargli uscire il sangue, i cattivi, e lo hanno messo su una croce, di cui ha fatto un eloquente disegno!!!
Potete immaginare cos'hanno provato i genitori?
Fino a quel momento avevano tentato di risparmiargli la TV, con qualche concessione per cartoni accuratamente scelti, cinema, giornali e immagini shoccanti in genere, ben consapevoli che l'effetto di queste su una personalità ancora da plasmare e molto delicata, è un effetto ben diverso da quello provocato su un adulto (che pure non ci guadagna).
Poi gli eventi successivi, incredibili anche se in qualche modo annunciati.
I genitori non si danno per vinti e affrontano l'argomento sia in coloquio privato sia in due successive riunioni, sulla cui sempre più imparziale organizzazione stendiamo un velo pietoso solo per seguire l'evento principale.
Ma questo anzichè portare ad una revisione, o anche solo ad un'analisi più attenta dei metodi educativi, inasprisce il clima.
Così un giorno, ne son passati pochi dall'ultimo contrasto, il piccolo arriva a scuola con un leggero ritardo, pochissimi minuti ben giustificati e dal cambio dell'ora legale e dalla neve, caduta inattesa sulle colline, che porta improvvisi disagi.
Una maestra è sulla soglia, in cima alle scale, e scuote la testa. Il piccolo si arresta, era abituato a salire da solo, e si volta con l'aria persa. Il padre blocca la macchina e scende, il bimbo prende coraggio e sguscia dentro, mentre lei urla che non lo farà entrare.
E' possibile che se una maestra si arrabbia coi genitori si vendichi sul figlio?
Quella tenta qualcosa di più. Davanti allo sbigottito bambino sgrida il padre, urlando come se si fosse incendiata la scuola.
E' vero che trova pane per i suoi denti ma l'episidio andrebbe cancellato lo stesso e comunque la conclusione è che l'unico innocente ci rimette i suoi amici. Fine.
Cioè no, mamma e papà hanno spedito due lettere alla direzione didattica e al sindaco.
La prima non s'è degnata nemmeno di accusare ricevuta, il secondo ha risposto una settimana prima delle elezioni, con una cortesissima missiva in cui si dichiarava disponibile ad un colloquio, avvertendo che però l'argomento non era di competenza dell'amministrazione!
Esemplare, purtroppo.
Come diventeranno i suoi prossimi citadini non interessa al sindaco.
Volete mettere come sono più importanti le celebrazioni, le bandiere, i sacrari, le elezioni, la notorietà?
Per i bimbi c'è gente messa lì apposta, andrà bene, andrà male che importanza può avere, i primi cittadini hanno compiti più grandi, devono pensare alla pace, al progresso, alla democrazia, alla libertà...
Cosa volete che vi dica, quel cartello giallo con la scritta "RICORDA" a me non piace proprio. Mi mette addosso una strana inquietudine, come se di chi glie l'ha messo non ci si potesse fidare, niente, ma proprio niente.
E voi che ne dite?".
Ecco il testo:"Dedico questo redazionale ai bimbi e alla libertà. Dedico questo redazionale a Marzabotto (Bo) paese disgraziatamente famoso per l'eccidio nazista dell'ultima guerra. A me, straniero quasi di passaggio, quel cartello giallo sulla strada con la scritta "RICORDA", non è mai piaciuto e non mi piace ancora. Nel migliore dei casi mi fa pensare al bimbo che mostra a tutti la sua ferita per ricevere attenzione e affetto, come se non fosse sufficiente quello che riceve per il fatto stesso che esiste ed è mille volte bello.
Temo dunque che chi ha scritto quella parola abbia paura di essere dimenticato, di non poter vivere se non tramite la sua passata ferita grave.
E nel peggiore dei casi "RICORDA" è un invito al rancore, anzi un ordine a mantenere viva la fiamma dell'odio. Ci fosse scritto "Ricorda e perdona" sarebbe già completamente diverso, ma così mi pare evidente l'istigazione, la difficoltà a sganciarsi dal macigno della voglia di vendetta, il desiderio di tramandare un sentimento che porta solo ad un'interminabile catena di lutti e di sofferenze.
Ed è qui che mi par giusto inserire un episodio sui bimbi, su quelli di Marzabotto in particolare, anche se più come portabandiera, come esempio, che non come caso unico.
Dunque, scuola materna, una quindicina di bambini e quasi altrettanti genitori che decidono di non introdurre l'insegnamento della religione.
Le maestre insistono, mancando clamorosamente al loro dovere di obiettività ed ottengono di provvedere loro a dare un minimo di informazione.
I genitori, in verità più interessati a saper ben parcheggiati i loro figli piuttosto che a discutere il tipo di educazione, argomento sul quale si sentono ingiustamente ignoranti e altrettanto ingiustamente inferiori, non s'azzardano a contraddirle.
Anche perchè, sottolineano con malcelata preoccupazione, "se una maestra si arrabbia con me se la prende con mio figlio" vagli a spiegare che sarebbe una grave scorrettezza, il solo dubbio è una buona scusa per chinare la testa.
Il clima è già brutto, già di lotte assurde, già di crociata (cioè di guerre scatenate in nome del simbolo teorico della pace).
E arriva Natale, un bimbo torna a casa e racconta eccitato la storia di tanti bambini fatti massacrare da un uomo cattivo.
E' solo la strage degli innocenti, una storiella da ridere che non lascierà certo un segno nella dura corazza di un piccolo che ha già quattro anni! Tanto più che uno si salva, dopo varie peripezie e si appresta a crescere meglio di tutti gli altri.
Storia a lieto fine.
Possiamo dunque andare avanti fino alla quaresima, quando il nostro mini-protagonista ha un nuovo più grande spavento.
Le maestre infatti, sempre più entusiaste di prendere il posto dell'insegnante di religione, ricorrono ad un filmino (edizioni S.Paolo, preciserano poi, a garanzia di neutralità!) in cui si evidenziano le fasi della passione. Nella spaventata traduzione del piccolo, il bimbo di Natale è stato torturato, gli hanno messo dei chiodi nelle mani e nei piedi, li hanno frustato fino a fargli uscire il sangue, i cattivi, e lo hanno messo su una croce, di cui ha fatto un eloquente disegno!!!
Potete immaginare cos'hanno provato i genitori?
Fino a quel momento avevano tentato di risparmiargli la TV, con qualche concessione per cartoni accuratamente scelti, cinema, giornali e immagini shoccanti in genere, ben consapevoli che l'effetto di queste su una personalità ancora da plasmare e molto delicata, è un effetto ben diverso da quello provocato su un adulto (che pure non ci guadagna).
Poi gli eventi successivi, incredibili anche se in qualche modo annunciati.
I genitori non si danno per vinti e affrontano l'argomento sia in coloquio privato sia in due successive riunioni, sulla cui sempre più imparziale organizzazione stendiamo un velo pietoso solo per seguire l'evento principale.
Ma questo anzichè portare ad una revisione, o anche solo ad un'analisi più attenta dei metodi educativi, inasprisce il clima.
Così un giorno, ne son passati pochi dall'ultimo contrasto, il piccolo arriva a scuola con un leggero ritardo, pochissimi minuti ben giustificati e dal cambio dell'ora legale e dalla neve, caduta inattesa sulle colline, che porta improvvisi disagi.
Una maestra è sulla soglia, in cima alle scale, e scuote la testa. Il piccolo si arresta, era abituato a salire da solo, e si volta con l'aria persa. Il padre blocca la macchina e scende, il bimbo prende coraggio e sguscia dentro, mentre lei urla che non lo farà entrare.
E' possibile che se una maestra si arrabbia coi genitori si vendichi sul figlio?
Quella tenta qualcosa di più. Davanti allo sbigottito bambino sgrida il padre, urlando come se si fosse incendiata la scuola.
E' vero che trova pane per i suoi denti ma l'episidio andrebbe cancellato lo stesso e comunque la conclusione è che l'unico innocente ci rimette i suoi amici. Fine.
Cioè no, mamma e papà hanno spedito due lettere alla direzione didattica e al sindaco.
La prima non s'è degnata nemmeno di accusare ricevuta, il secondo ha risposto una settimana prima delle elezioni, con una cortesissima missiva in cui si dichiarava disponibile ad un colloquio, avvertendo che però l'argomento non era di competenza dell'amministrazione!
Esemplare, purtroppo.
Come diventeranno i suoi prossimi citadini non interessa al sindaco.
Volete mettere come sono più importanti le celebrazioni, le bandiere, i sacrari, le elezioni, la notorietà?
Per i bimbi c'è gente messa lì apposta, andrà bene, andrà male che importanza può avere, i primi cittadini hanno compiti più grandi, devono pensare alla pace, al progresso, alla democrazia, alla libertà...
Cosa volete che vi dica, quel cartello giallo con la scritta "RICORDA" a me non piace proprio. Mi mette addosso una strana inquietudine, come se di chi glie l'ha messo non ci si potesse fidare, niente, ma proprio niente.
E voi che ne dite?".
Ultima modifica di Admin il Gio Nov 05, 2009 9:27 pm - modificato 1 volta.
Re: A Marzabotto (IL CROCIFISSO NELLE SCUOLE)
Ho pensato a lungo a questo intervento, per la complessità di temi che comporta.
Direi in modo forse scontato che quel "Ricorda" tra i tanti significati che può avere, c'è anche quello di rammentarci di quale malvagità è capace l'Uomo ed è questo che è più spiacevole da ammettere alla nostra coscienza.
Quel monito, "Ricorda" , travalica l'evento storico di Marzabotto, o quello di Sant'Anna di Stazzema (12 agosto 1944) e ci induce a riflettere a quanti episodi analoghi di barbarie si compiono ancora oggi in diverse parti del mondo, ai danni di civili inermi.
Sul rancore altrui non mi posso pronunciare, non ne ho diritto. Nemmeno il tuo amico credo ne abbia.
Direi in modo forse scontato che quel "Ricorda" tra i tanti significati che può avere, c'è anche quello di rammentarci di quale malvagità è capace l'Uomo ed è questo che è più spiacevole da ammettere alla nostra coscienza.
Quel monito, "Ricorda" , travalica l'evento storico di Marzabotto, o quello di Sant'Anna di Stazzema (12 agosto 1944) e ci induce a riflettere a quanti episodi analoghi di barbarie si compiono ancora oggi in diverse parti del mondo, ai danni di civili inermi.
Sul rancore altrui non mi posso pronunciare, non ne ho diritto. Nemmeno il tuo amico credo ne abbia.
Bianca- Messaggi : 32
Data d'iscrizione : 30.07.09
Re: A Marzabotto (IL CROCIFISSO NELLE SCUOLE)
O.K. !Bianca ha scritto:Ho pensato a lungo a questo intervento, per la complessità di temi che comporta.
Direi in modo forse scontato che quel "Ricorda" tra i tanti significati che può avere, c'è anche quello di rammentarci di quale malvagità è capace l'Uomo ed è questo che è più spiacevole da ammettere alla nostra coscienza.
Quel monito, "Ricorda" , travalica l'evento storico di Marzabotto, o quello di Sant'Anna di Stazzema (12 agosto 1944) e ci induce a riflettere a quanti episodi analoghi di barbarie si compiono ancora oggi in diverse parti del mondo, ai danni di civili inermi.
Sul rancore altrui non mi posso pronunciare, non ne ho diritto. Nemmeno il tuo amico credo ne abbia.
Re: A Marzabotto (IL CROCIFISSO NELLE SCUOLE)
Si credo anche io che la parola "ricorda" abbia in questo caso un significato più particolare,la memoria non regala solo ricordi di cui si può restare prigionieri,serve anche a formare l'identità individuale e collettiva.Trovo inoltre che come nella psiche individuale esistono fenomeni di rimozione così nella coscienza collettiva c'è il rischio che queste grandi tragedie possano venir rimosse perdendo tutto il loro impatto emotivo e restando nella migliore delle ipotesi una nozione Storica.
Del resto della storia non riesco a cogliere il nesso con l'incipit e non riesco a vedere oltre al disastro pedagogico di cui le maestre sono protagoniste........
Del resto della storia non riesco a cogliere il nesso con l'incipit e non riesco a vedere oltre al disastro pedagogico di cui le maestre sono protagoniste........
carloiscrittocgil- Messaggi : 12
Data d'iscrizione : 28.07.09
Re: A Marzabotto (IL CROCIFISSO NELLE SCUOLE)
Vi faccio una confidenza: nel proporre questo topic il mio obiettivo non era tanto quello di discutere dell'esortazione a ricordare la tragedia di Marzabotto. Su questo punto mi sento perplesso anch'io circa la tesi di Alfredo Rapaggi, e mi ritrovo più in sintonia con gli amici che la criticano. Anche la tesi di Alfredo, tuttavia, non riesco a liquidarla con leggerezza. Ma non vorrei insistere su questo. Il mio obiettivo era più alto, e faticai per trovare la convinzione ed il coraggio della prima esposizione in pubblico, qualche anno fa, in un altro forum, di una tesi che appare scandalosa, e cade su di un terreno incandescente. Il mio obiettivo è "IL CROCIFISSO NELLE SCUOLE". Togliamolo. Quei musulmani che dicono che ai bambini fa male hanno perfettamente ragione. Mi costa tanto dar loro ragione, perchè molti di loro mi appaiono str...ani. Ma su questo punto hanno ragione.
DAVIDE SELIS.
P.S.
Forse non tutti sanno che lo scrivente è cattolico di stretta otodossia.
DAVIDE SELIS.
P.S.
Forse non tutti sanno che lo scrivente è cattolico di stretta otodossia.
Re: A Marzabotto (IL CROCIFISSO NELLE SCUOLE)
Questo tema (IL CROCIFISSO NELLE SCUOLE) non aveva suscitato un particolare interesse, e giaceva in seconda pagina nel nostro forum. Viene reso attualissImo dalla recente sentenza della Corte europea di Strasburgo. Io, cattolico fedele al Magistero romano, da qualche anno mi batto nei forum contro l'esposizione-imposizione del Crocifisso ai fanciulli. Non starò zitto proprio ora, anche se l'ondata di ideologismo in questo momento è una marea in piena, che dà molto timore. Gli psicologi ed i pedagogisti di stretta osservanza cattolico-romana (anche quelli della prestigiosa scuola di Padre Agostino Gemelli) da tanti anni suggeriscono alla Chiesa ed al mondo cattolico una verità, per loro certa ed incontrovertibile: quella immagine ai bambini fa male.Admin ha scritto:Vi faccio una confidenza: nel proporre questo topic il mio obiettivo non era tanto quello di discutere dell'esortazione a ricordare la tragedia di Marzabotto. Su questo punto mi sento perplesso anch'io circa la tesi di Alfredo Rapaggi, e mi ritrovo più in sintonia con gli amici che la criticano. Anche la tesi di Alfredo, tuttavia, non riesco a liquidarla con leggerezza. Ma non vorrei insistere su questo. Il mio obiettivo era più alto, e faticai per trovare la convinzione ed il coraggio della prima esposizione in pubblico, qualche anno fa, in un altro forum, di una tesi che appare scandalosa, e cade su di un terreno incandescente. Il mio obiettivo è "IL CROCIFISSO NELLE SCUOLE". Togliamolo. Quei musulmani che dicono che ai bambini fa male hanno perfettamente ragione. Mi costa tanto dar loro ragione, perchè molti di loro mi appaiono str...ani. Ma su questo punto hanno ragione.
DAVIDE SELIS.
P.S.
Forse non tutti sanno che lo scrivente è cattolico di stretta otodossia.
E la prima cura nel mondo educativo, ed ancor più da parte dei cristiani, dovrebbe essere quella di non danneggiare o ferire Giovanni, Pierino, Antonio, quando la loro struttura psichica è ancora tanto fragile ed indifesa. Anziché calpestare i fanciulli per un nostro bisogno di sicurezza. Chi è sicuro delle proprie opinioni e della propria fede non ha bisogno di ESORCIZZARE CONTINUAMENTE I DUBBI tramite quella immagine, e non ha bisogno di imporla a tutti, anche a chi GIUSTAMENTE NE SOFFRE. Quindi il mio NO, prima ancora che di tipo giuridico, per le nobili motivazioni della corte europea, è un NO pedagogico e soprattutto un NO D'AMORE.
Re: A Marzabotto (IL CROCIFISSO NELLE SCUOLE)
Ecco ora si spiega perché il nostro Paese è allo sbando: perché siamo cresciuti con il crocifisso nelle scuole e dunque ne abbiamo riportato tutti quanti dei danni psicologici irrimediabili.Admin ha scritto: Gli psicologi ed i pedagogisti di stretta osservanza cattolico-romana (anche quelli della prestigiosa scuola di Padre Agostino Gemelli) da tanti anni suggeriscono alla Chiesa ed al mondo cattolico una verità, per loro certa ed incontrovertibile: quella immagine ai bambini fa male.
Magari avremmo diritto ad un indennizzo...
I nudi televisivi invece suppongo abbiano una grande valenza psicologica...per non parlare poi dei videogiochi, o perché no, delle partite di pallone tra ragazzi che sembrano un affare di Stato. Da grandi. Siete mai passati innanzi a un campetto dove si gioca a pallone? Quello che non esce dalle boccacce di allenatori e genitori...
Queste cose si, mi sembra facciano male ai bambini, altro che!
Personalmente non mi sento ferita dalla sentenza europea, dato che ritengo che il cristianesimo risieda nella dimensione interiore dell'individuo prima ancora che nei simboli esteriori.
Semmai mi ferisce la commercializzazione del Natale, il millantare la giornata in cui la famiglia sta insieme e invece le famiglie sono sempre di più sbagasciate e i figli sempre più disadattati, il leader di partito che invocano i valori cristiani, quando poi collezionano più mogli di un sultano...
Bianca- Messaggi : 32
Data d'iscrizione : 30.07.09
Re: A Marzabotto (IL CROCIFISSO NELLE SCUOLE)
Bianca, perché sfotti ? Si sta discorrendo di una cosa seria e grave. Per le altre cose serie e gravi che tu citi, il forum è sempre aperto. Sei forse mai stata censurata ?Ecco ora si spiega perché il nostro Paese è allo sbando: perché siamo cresciuti con il crocifisso nelle scuole e dunque ne abbiamo riportato tutti quanti dei danni psicologici irrimediabili.
Magari avremmo diritto ad un indennizzo...
I nudi televisivi invece suppongo abbiano una grande valenza psicologica...per non parlare poi dei videogiochi, o perché no, delle partite di pallone tra ragazzi che sembrano un affare di Stato. Da grandi. Siete mai passati innanzi a un campetto dove si gioca a pallone? Quello che non esce dalle boccacce di allenatori e genitori...
Queste cose si, mi sembra facciano male ai bambini, altro che!
Re: A Marzabotto (IL CROCIFISSO NELLE SCUOLE)
Davide non sfotto nessuno. Francamente che il crocifisso faccia male ai bambini, sarà fuori d'ogni dubbio una verità testata da illustri pedagoghi, magari altri parimenti illustri non la penseranno allo stesso modo, non c'è certezza matematica nelle scienze dell'uomo.
Temo il vuoto che si sta creando a voler cancellare la nostra identità, la nostra storia.
Anzi le nostre storie, dato che l'Europa non è solo cristiana.
Ecco tutto.
Temo il vuoto che si sta creando a voler cancellare la nostra identità, la nostra storia.
Anzi le nostre storie, dato che l'Europa non è solo cristiana.
Ecco tutto.
Bianca- Messaggi : 32
Data d'iscrizione : 30.07.09
Re: A Marzabotto (IL CROCIFISSO NELLE SCUOLE)
Cari Bianca e Davide,
voglio subito precisare che il dibattito crocifisso si crocifisso no non mi appassiona.Certamente il simbolo è forte anche se la sua dimensine confessionale annacqua la forza antropologica(vedi Uomo Vitruviano: è una croce anche quella no?). Ma ridurre il messaggio e l'esempio del Cristo al martirio sul Golgota è un mero esercizio di potere, fortunatamente il Cristianesimo va oltre il venerdì santo.....
Considero il Cristo come colui che ha rivoluzionato la relazione con la ricerca spirituale affrancandola per sempre da connotazioni confessionali,svincolandola dalla Legge e regalando alla coscienza individuale delle opportunità evolutive inesauribili.Per questo motivo mi trovo d'accordo con Bianca quando dice che la croce è un fatto più interiore che ostentabile e talvolta la trovo persino volgare quando trova il suo golgota su qualche pancia prominente o un vistoso decoltè.
Se avete voglia invece di leggere qualcosa di interessante sul tema che ho appena sfiorato non mancate di leggere "L'anima e il suo destino" di Vito Mancuso.In mezzo a tanto Aristotelismo è una rilettura Platonica sui misteri di questa straordinaria individualità. A presto
carloiscrittocgil
voglio subito precisare che il dibattito crocifisso si crocifisso no non mi appassiona.Certamente il simbolo è forte anche se la sua dimensine confessionale annacqua la forza antropologica(vedi Uomo Vitruviano: è una croce anche quella no?). Ma ridurre il messaggio e l'esempio del Cristo al martirio sul Golgota è un mero esercizio di potere, fortunatamente il Cristianesimo va oltre il venerdì santo.....
Considero il Cristo come colui che ha rivoluzionato la relazione con la ricerca spirituale affrancandola per sempre da connotazioni confessionali,svincolandola dalla Legge e regalando alla coscienza individuale delle opportunità evolutive inesauribili.Per questo motivo mi trovo d'accordo con Bianca quando dice che la croce è un fatto più interiore che ostentabile e talvolta la trovo persino volgare quando trova il suo golgota su qualche pancia prominente o un vistoso decoltè.
Se avete voglia invece di leggere qualcosa di interessante sul tema che ho appena sfiorato non mancate di leggere "L'anima e il suo destino" di Vito Mancuso.In mezzo a tanto Aristotelismo è una rilettura Platonica sui misteri di questa straordinaria individualità. A presto
carloiscrittocgil
Bianca ha scritto:Davide non sfotto nessuno. Francamente che il crocifisso faccia male ai bambini, sarà fuori d'ogni dubbio una verità testata da illustri pedagoghi, magari altri parimenti illustri non la penseranno allo stesso modo, non c'è certezza matematica nelle scienze dell'uomo.
Temo il vuoto che si sta creando a voler cancellare la nostra identità, la nostra storia.
Anzi le nostre storie, dato che l'Europa non è solo cristiana.
Ecco tutto.
carloiscrittocgil- Messaggi : 12
Data d'iscrizione : 28.07.09
Re: A Marzabotto (IL CROCIFISSO NELLE SCUOLE)
Bianca ha replicato che non puntava affatto a tirare frecciate ed è senz’altro vero, perché Bianca è persona altamente credibile, nonché Donna di Pace. D’altronde è forse inevitabile un po’ di calore polemico, da una parte e dall’altra, quando si toccano certi temi, sui quali l’investimento emotivo (e per alcuni come me, passionale) è fortissimo.
Raffreddandoci, da filosofi (nel senso dilettantesco: in questo senso lo sono tutti coloro che amano la riflessione sui dati dell’esperienza e che seguono con amore “VIVA I BIDELLI”), tentiamo di recuperare alcuni spunti di pensiero caduti in questo dibattito, e di sfruttarli come motivi di confronto e di avanzamento.
Certamente ha ragione Bianca quando sostiene che i comportamenti violenti (o comunque negativi) nella società attuale ricevono ben altre spinte iniziali (o ben altre agevolazioni) che non l’ostensione del crocifisso ai fanciulli. Questo è senz’altro vero, ed è ancor più vero per i giovanissimi di oggi, che incontrano immagini di violenza prima ancora di incontrare il crocifisso, e vengono bombardati da queste immagini.
Ma non altrettanto si può dire per i miei coetanei, i bambini degli anni ’50 (accetto la sfida del paradosso, raccogliendo il guanto che la mia gentile interlocutrice mi ha lanciato). Questi bambini di un tempo lontano incontrarono l’immagine del crocefisso PRIMA DI OGNI ALTRA IMMAGINE DI STRAZIO E DI VIOLENZA, e per lo più come UNICA ED ISOLATA IMMAGINE DI STRAZIO E DI VIOLENZA.
Come reagirono ? In molti casi, se non in tutti, per reggere questa “bomba percettiva” così dissonante dalla loro naturale rappresentazione del mondo (un mondo beato), dovettero difendersi. Ed io ritengo che si siano difesi adottando uno dei meccanismi di difesa dell’io ben definiti dalla psicoanalisi: l’”ISOLAMENTO DALL’EMOZIONE”. Mi dicono amici psicoanalisti professionisti che si tratta di un meccanismo altamente dispersivo di energia, perché ne richiede molta per essere mantenuto in funzione. E già questo sarebbe un danno. Non credo che Gesù voglia che per causa sua sottraiamo energie a scopi costruttivi (es.la crescita, es. la carità). Questa iniziale “de-sensibilizzazione” alla violenza potrebbe aver prodotto quella indifferenza emotiva che ha causato poi dei crimini o li ha permessi o li ha ignorati.
Sia chiaro: se sono un dilettante nella filosofia, ancor più lo sono come psicologo. Ben venga qualche professionista, o qualche esperto fornito di tutti i crismi di una preparazione regolare, approfondita e completa, che corregga questi miei personalissimi pronunciamenti. Questo forum avrebbe già assolto una importante funzione.
Seguendo il mio personale filo conduttore, è certamente vero che NON TUTTI I BAMBINI CHE VIDERO IL CROCIFISSO DIVENTARONO DEI VIOLENTI, O DEI COLLABORAZIONISTI DELLA VIOLENZA. Ma facciamo un parallelo: ci spiegano i sociologi ed i criminologi che la visione di films violenti e la pratica di giochi di immedesimazione nella violenza non produce gli stessi effetti in tutti fanciulli. Se in certuni produce una catarsi, una scarica delle pulsioni aggressive che vengono così neutralizzate nella loro potenziale pericolosità sociale, in altri invece è la molla scatenante per i comportamenti devianti e distruttivi. Ciò che fa la differenza è a monte. Ma se a monte c’è la causa “giusta”, questa viene facilitata da certi modelli di comportamento proposti. Analogamente, io credo che il crocifisso incontrato e contemplato da giovanissimi, de-sensibilizzando alla violenza, indebolisca certi freni. Se a monte poi ci sono le cause “giuste” (che non sempre, per fortuna, ci sono), queste vengono favorite nella loro vittoria sugli altri fattori, nel loro prevalere come pulsioni determinanti del comportamento.
Ognuno di noi “bambini degli anni ‘50”, se è intellettualmente onesto ed ha buona memoria e adeguate capacità introspettive, e riesce a rievocare VERAMENTE l’impressione che ebbe dal suo primo incontro con il crocefisso, rivivrà una esperienza ripugnante, raccapricciante. Non vi era certo “buon odor di Gesù” in questa esperienza traumatica.
Ho molto da dire ancora, e prevedo di impiegare più di un post. Ma una anticipazione è forse opportuna: la Chiesa primitiva, tanto più vicina allo spirito del Redentore, non mostrava affatto questa immagine alla quale siamo tanto legati, questo portato della cultura medioevale. Il medioevo fu innamorato del dolore, e, come avvenne in molte altre epoche, LA CULTURA USO’ IL CULTO. Il crocifisso, come noi lo abbiamo ereditato, tradisce lo spirito del Cristianesimo, dandoci una immagine di sofferenza che non è intrisa di speranza, e non rimanda al superamento nella gioia della sofferenza stessa.
(Continua)
Raffreddandoci, da filosofi (nel senso dilettantesco: in questo senso lo sono tutti coloro che amano la riflessione sui dati dell’esperienza e che seguono con amore “VIVA I BIDELLI”), tentiamo di recuperare alcuni spunti di pensiero caduti in questo dibattito, e di sfruttarli come motivi di confronto e di avanzamento.
Certamente ha ragione Bianca quando sostiene che i comportamenti violenti (o comunque negativi) nella società attuale ricevono ben altre spinte iniziali (o ben altre agevolazioni) che non l’ostensione del crocifisso ai fanciulli. Questo è senz’altro vero, ed è ancor più vero per i giovanissimi di oggi, che incontrano immagini di violenza prima ancora di incontrare il crocifisso, e vengono bombardati da queste immagini.
Ma non altrettanto si può dire per i miei coetanei, i bambini degli anni ’50 (accetto la sfida del paradosso, raccogliendo il guanto che la mia gentile interlocutrice mi ha lanciato). Questi bambini di un tempo lontano incontrarono l’immagine del crocefisso PRIMA DI OGNI ALTRA IMMAGINE DI STRAZIO E DI VIOLENZA, e per lo più come UNICA ED ISOLATA IMMAGINE DI STRAZIO E DI VIOLENZA.
Come reagirono ? In molti casi, se non in tutti, per reggere questa “bomba percettiva” così dissonante dalla loro naturale rappresentazione del mondo (un mondo beato), dovettero difendersi. Ed io ritengo che si siano difesi adottando uno dei meccanismi di difesa dell’io ben definiti dalla psicoanalisi: l’”ISOLAMENTO DALL’EMOZIONE”. Mi dicono amici psicoanalisti professionisti che si tratta di un meccanismo altamente dispersivo di energia, perché ne richiede molta per essere mantenuto in funzione. E già questo sarebbe un danno. Non credo che Gesù voglia che per causa sua sottraiamo energie a scopi costruttivi (es.la crescita, es. la carità). Questa iniziale “de-sensibilizzazione” alla violenza potrebbe aver prodotto quella indifferenza emotiva che ha causato poi dei crimini o li ha permessi o li ha ignorati.
Sia chiaro: se sono un dilettante nella filosofia, ancor più lo sono come psicologo. Ben venga qualche professionista, o qualche esperto fornito di tutti i crismi di una preparazione regolare, approfondita e completa, che corregga questi miei personalissimi pronunciamenti. Questo forum avrebbe già assolto una importante funzione.
Seguendo il mio personale filo conduttore, è certamente vero che NON TUTTI I BAMBINI CHE VIDERO IL CROCIFISSO DIVENTARONO DEI VIOLENTI, O DEI COLLABORAZIONISTI DELLA VIOLENZA. Ma facciamo un parallelo: ci spiegano i sociologi ed i criminologi che la visione di films violenti e la pratica di giochi di immedesimazione nella violenza non produce gli stessi effetti in tutti fanciulli. Se in certuni produce una catarsi, una scarica delle pulsioni aggressive che vengono così neutralizzate nella loro potenziale pericolosità sociale, in altri invece è la molla scatenante per i comportamenti devianti e distruttivi. Ciò che fa la differenza è a monte. Ma se a monte c’è la causa “giusta”, questa viene facilitata da certi modelli di comportamento proposti. Analogamente, io credo che il crocifisso incontrato e contemplato da giovanissimi, de-sensibilizzando alla violenza, indebolisca certi freni. Se a monte poi ci sono le cause “giuste” (che non sempre, per fortuna, ci sono), queste vengono favorite nella loro vittoria sugli altri fattori, nel loro prevalere come pulsioni determinanti del comportamento.
Ognuno di noi “bambini degli anni ‘50”, se è intellettualmente onesto ed ha buona memoria e adeguate capacità introspettive, e riesce a rievocare VERAMENTE l’impressione che ebbe dal suo primo incontro con il crocefisso, rivivrà una esperienza ripugnante, raccapricciante. Non vi era certo “buon odor di Gesù” in questa esperienza traumatica.
Ho molto da dire ancora, e prevedo di impiegare più di un post. Ma una anticipazione è forse opportuna: la Chiesa primitiva, tanto più vicina allo spirito del Redentore, non mostrava affatto questa immagine alla quale siamo tanto legati, questo portato della cultura medioevale. Il medioevo fu innamorato del dolore, e, come avvenne in molte altre epoche, LA CULTURA USO’ IL CULTO. Il crocifisso, come noi lo abbiamo ereditato, tradisce lo spirito del Cristianesimo, dandoci una immagine di sofferenza che non è intrisa di speranza, e non rimanda al superamento nella gioia della sofferenza stessa.
(Continua)
Ultima modifica di Admin il Lun Nov 09, 2009 11:33 pm - modificato 4 volte.
Re: A Marzabotto (IL CROCIFISSO NELLE SCUOLE)
Continua:
Ritengo importante inserire un dato autobiografico: le mie riflessioni critiche sul crocefisso iniziarono circa trenta anni fa, quando ebbi la fortuna di assistere ad una lezione universitaria tenuta alla Pontificia Università Lateranense dal Prof. Roberto Zavalloni, un luminare della psicologia e della pedagogia non solo cattoliche, allievo di Padre Gemelli. Egli insegnò anche a LA SAPIENZA di Roma ed era anche, tra l’altro, un umilissimo frate, obbediente al Magistero Romano. Questo insigne studioso ebbe il coraggio di confidare agli studenti che lo seguivano, in territorio vaticano, qualcosa che suonava così: “guardate, sul crocifisso nell’educazione io vivo un paradosso, che ancora non so risolvere. Come uomo di scienza so benissimo che NON SI DOVREBBE MOSTRARE AI BAMBINI. Come uomo di fede so invece che NON SI PUO’ NON MOSTRARE.”. Io feci crescere questo seme nel mio mondo interiore per molti anni, finché non sentii il coraggio e la necessità di una svolta, di accettarmi e definirmi come NANO SULLE SPALLE DI UN GIGANTE e cominciare a credere che mancava solo un passo alla coraggiosa posizione amletica di Zavalloni: rompere con il crocifisso, che è un simbolo carico di ideologia e di veli emotivi anche per me, e cominciare a sostenere, in privato ed in pubblico, la necessità dell’abbandono di questa immagine. Ma sia ben chiaro: abbandonare il crocifisso non significa certo abbandonare Gesù né nascondere o rinnegare la sua passione.
Negli anni recenti volli mettere alla prova la mia concezione e mi recai a colloquio con un grande pedagogista cattolico, ricordato nei manuali, che è pure sacerdote. Non gli ho mai chiesto il permesso di citarlo e quindi non lo farò (chi vuole credermi sulla parola lo faccia, chi non vuole farlo ha tutto il mio rispetto ma non è dei nostri, non è un “bidellante” di buona volontà). Con mia piacevole sorpresa questo alto studioso, che ai miei occhi è sempre stato un uomo intriso di Spirito Santo, confermò le mie posizioni. E mi spiegò che nel mondo cattolico vi è chi le sostiene da sempre. E che MARIA MONTESSORI, una delle nostre glorie, nelle sue scuole non appendeva il crocifisso, ma una raffigurazione molto più dolce (credo che fosse una immagine della “MADONNA CON LA SCODELLA”, un quadro che ho avuto l’onore di custodire a Parma). E che non è necessario essere dei pedagogisti per rifiutare il crocifisso: vi sono tante chiese consacrate e dedite al culto nelle quali questa immagine manca o è pochissimo presente.
Ho ancora dei post da scrivere su questo tema, ma prima di sospendere il discorso voglio replicare ad un argomento di Bianca: è perfettamente vero, come sostiene la più preziosa collaboratrice del nostro forum, che la psicologia e la pedagogia non sono scienze esatte, e più volte appaiono contraddittorie al proprio interno; ma che le immagini di tortura e di uccisione facciano bene ai bambini nessun pensatore autorevole lo ha mai sostenuto. Io non ho avuto figli, ma se li avessi non li affiderei ad un “EDUCATORE” che crede nell’opportunità di aggredire i piccoli con immagini di questo tipo.
(Continua)
Ritengo importante inserire un dato autobiografico: le mie riflessioni critiche sul crocefisso iniziarono circa trenta anni fa, quando ebbi la fortuna di assistere ad una lezione universitaria tenuta alla Pontificia Università Lateranense dal Prof. Roberto Zavalloni, un luminare della psicologia e della pedagogia non solo cattoliche, allievo di Padre Gemelli. Egli insegnò anche a LA SAPIENZA di Roma ed era anche, tra l’altro, un umilissimo frate, obbediente al Magistero Romano. Questo insigne studioso ebbe il coraggio di confidare agli studenti che lo seguivano, in territorio vaticano, qualcosa che suonava così: “guardate, sul crocifisso nell’educazione io vivo un paradosso, che ancora non so risolvere. Come uomo di scienza so benissimo che NON SI DOVREBBE MOSTRARE AI BAMBINI. Come uomo di fede so invece che NON SI PUO’ NON MOSTRARE.”. Io feci crescere questo seme nel mio mondo interiore per molti anni, finché non sentii il coraggio e la necessità di una svolta, di accettarmi e definirmi come NANO SULLE SPALLE DI UN GIGANTE e cominciare a credere che mancava solo un passo alla coraggiosa posizione amletica di Zavalloni: rompere con il crocifisso, che è un simbolo carico di ideologia e di veli emotivi anche per me, e cominciare a sostenere, in privato ed in pubblico, la necessità dell’abbandono di questa immagine. Ma sia ben chiaro: abbandonare il crocifisso non significa certo abbandonare Gesù né nascondere o rinnegare la sua passione.
Negli anni recenti volli mettere alla prova la mia concezione e mi recai a colloquio con un grande pedagogista cattolico, ricordato nei manuali, che è pure sacerdote. Non gli ho mai chiesto il permesso di citarlo e quindi non lo farò (chi vuole credermi sulla parola lo faccia, chi non vuole farlo ha tutto il mio rispetto ma non è dei nostri, non è un “bidellante” di buona volontà). Con mia piacevole sorpresa questo alto studioso, che ai miei occhi è sempre stato un uomo intriso di Spirito Santo, confermò le mie posizioni. E mi spiegò che nel mondo cattolico vi è chi le sostiene da sempre. E che MARIA MONTESSORI, una delle nostre glorie, nelle sue scuole non appendeva il crocifisso, ma una raffigurazione molto più dolce (credo che fosse una immagine della “MADONNA CON LA SCODELLA”, un quadro che ho avuto l’onore di custodire a Parma). E che non è necessario essere dei pedagogisti per rifiutare il crocifisso: vi sono tante chiese consacrate e dedite al culto nelle quali questa immagine manca o è pochissimo presente.
Ho ancora dei post da scrivere su questo tema, ma prima di sospendere il discorso voglio replicare ad un argomento di Bianca: è perfettamente vero, come sostiene la più preziosa collaboratrice del nostro forum, che la psicologia e la pedagogia non sono scienze esatte, e più volte appaiono contraddittorie al proprio interno; ma che le immagini di tortura e di uccisione facciano bene ai bambini nessun pensatore autorevole lo ha mai sostenuto. Io non ho avuto figli, ma se li avessi non li affiderei ad un “EDUCATORE” che crede nell’opportunità di aggredire i piccoli con immagini di questo tipo.
(Continua)
Re: A Marzabotto (IL CROCIFISSO NELLE SCUOLE)
Continua
Usando una espressione non fine ma efficace: mi è andata grassa, finora. Mettevo in preventivo reazioni furibonde a questo mio topic. So benissimo che vado a toccare una corda molto profonda nell’animo dei lettori, un oggetto carico di investimento affettivo. Come ho accennato in un altro post, il crocifisso è un simbolo ideologico piuttosto che di fede. La fede di coloro che vorrebbero accantonarlo, infatti, non è inferiore a quella dei difensori ad oltranza, in certi casi. Il crocefisso è un dato ideologico, e gli psicologi del profondo ci insegnano che nell’inconscio di ognuno l'ideologia è identificata con la madre, in quanto la madre è la prima fonte dei valori, colei che per prima ci educa, ci dà le regole, i principi, le categorie del bene e del male. I conti tornano nell’esperienza: se discutete con qualcuno e provate ad attaccare la sua ideologia… la reazione di questa persona sarà di poco meno rabbiosa che se parlaste male di sua madre.
Nel caso del crocefisso, oltre all’intolleranza che tutti manifestiamo quando entra in gioco l’ideologia, si fanno sentire altri fattori di natura affettiva: questo simbolo ci ha accompagnato nella nostra infanzia e nelle nostre esperienze più significative e care, nelle nostre relazioni più importanti. Tolta la prima reazione di orrore, che abbiamo represso, l’immagine in questione si è arricchita e ricoperta di tanti ricordi che non potrebbero essere più dolci, ed è divenuta un concentrato del nostro amore e della nostra nostalgia.
Per fare un esempio: i miei vecchi avevano sofferto sotto il fascismo, e detestavano questa dittatura. Ma erano comprensivi verso i nostalgici, purché non fossero dei violenti. Verso costoro, avevano un bonario, gentilissimo compatimento e spiegavano a me fanciullo che alcuni loro coetanei credevano di rimpiangere il fascismo, ma in realtà rimpiangevano la propria giovinezza, il cui ricordo non poteva prescindere dalle immagini del fascismo.
Ragazzi, fin qui “mi è andata grassa”. Ma non ho ancora concluso e non sono ancora fuori pericolo…
(Continua)...
Usando una espressione non fine ma efficace: mi è andata grassa, finora. Mettevo in preventivo reazioni furibonde a questo mio topic. So benissimo che vado a toccare una corda molto profonda nell’animo dei lettori, un oggetto carico di investimento affettivo. Come ho accennato in un altro post, il crocifisso è un simbolo ideologico piuttosto che di fede. La fede di coloro che vorrebbero accantonarlo, infatti, non è inferiore a quella dei difensori ad oltranza, in certi casi. Il crocefisso è un dato ideologico, e gli psicologi del profondo ci insegnano che nell’inconscio di ognuno l'ideologia è identificata con la madre, in quanto la madre è la prima fonte dei valori, colei che per prima ci educa, ci dà le regole, i principi, le categorie del bene e del male. I conti tornano nell’esperienza: se discutete con qualcuno e provate ad attaccare la sua ideologia… la reazione di questa persona sarà di poco meno rabbiosa che se parlaste male di sua madre.
Nel caso del crocefisso, oltre all’intolleranza che tutti manifestiamo quando entra in gioco l’ideologia, si fanno sentire altri fattori di natura affettiva: questo simbolo ci ha accompagnato nella nostra infanzia e nelle nostre esperienze più significative e care, nelle nostre relazioni più importanti. Tolta la prima reazione di orrore, che abbiamo represso, l’immagine in questione si è arricchita e ricoperta di tanti ricordi che non potrebbero essere più dolci, ed è divenuta un concentrato del nostro amore e della nostra nostalgia.
Per fare un esempio: i miei vecchi avevano sofferto sotto il fascismo, e detestavano questa dittatura. Ma erano comprensivi verso i nostalgici, purché non fossero dei violenti. Verso costoro, avevano un bonario, gentilissimo compatimento e spiegavano a me fanciullo che alcuni loro coetanei credevano di rimpiangere il fascismo, ma in realtà rimpiangevano la propria giovinezza, il cui ricordo non poteva prescindere dalle immagini del fascismo.
Ragazzi, fin qui “mi è andata grassa”. Ma non ho ancora concluso e non sono ancora fuori pericolo…
(Continua)...
Re: A Marzabotto (IL CROCIFISSO NELLE SCUOLE)
Si diceva piò sopra che l'attaccamento intransigente al crocifisso è un fatto ideologico, non di fede. Per fare un esempio, copio ed incollo quanto scrissi anni fa in un altro forum:
"-Diede un esempio della tesi sopra riportata, Bruno Vespa, una sera che invitò un capo musulmano a parlare del crocifisso nelle scuole e poi non lo lasciò parlare. Mi vergognai per NOI, che riteniamo di essere più civili, democratici e rispettosi, e pensai come avremmo reagito se i ruoli, e le circostanze di luogo fossero state invertite.
Il culmine della intolleranza rabbiosa di Vespa si manifestò quando l'islamico asserì che a suo figlio non giovava vedere l'immagine di un cadaverino inchiodato ad una croce. Sembrò a Vespa di sentire una bestemmia; in realtà, Gesù morto è sicuramente ANCHE un cadavere, anche per noi credenti. E, miniaturizzato, diviene un cadaverino".
"-Diede un esempio della tesi sopra riportata, Bruno Vespa, una sera che invitò un capo musulmano a parlare del crocifisso nelle scuole e poi non lo lasciò parlare. Mi vergognai per NOI, che riteniamo di essere più civili, democratici e rispettosi, e pensai come avremmo reagito se i ruoli, e le circostanze di luogo fossero state invertite.
Il culmine della intolleranza rabbiosa di Vespa si manifestò quando l'islamico asserì che a suo figlio non giovava vedere l'immagine di un cadaverino inchiodato ad una croce. Sembrò a Vespa di sentire una bestemmia; in realtà, Gesù morto è sicuramente ANCHE un cadavere, anche per noi credenti. E, miniaturizzato, diviene un cadaverino".
Re: A Marzabotto (IL CROCIFISSO NELLE SCUOLE)
Per riepilogare, integrare ed arricchire quanto detto finora, rirengo vantaggioso riportare qui un antico post, da me pubblicato nel luglio 2006 in un forum che non esiste più:
"Sento di non avere detto tutto quello che volevo, e sono incerto se proseguire. Disturbare i sentimenti altrui- nella fattispecie, qualcuno in questo dibattito ha scritto di esser molto legato all'immagine di cui si parla, e questo attaccamento mi commuove- è cosa che mi affligge....
Ma ci sono: il peggior torto, la vera mancanza di rispetto a certe persone amiche la farei atteggiandomi in punta di piedi e con reticenza nel libero scambio di opinioni. Ho a che fare con persone che credono nel confronto fra uomini più ancora che nell'Altissimo.
Allora:
-L'attaccamento al crocifisso, simbolo lontano dalla pietà cristiana, staccato dalla speranza, è un fatto ideologico. E l'ideologia, psicologicamente parlando, rappresenta la madre. In quanto la madre, per ognuno di noi, è la prima educatrice, la prima fonte dei valori. l'inconscio fa una equazione, cioè identifica MAMMA=IDEOLOGIA. Provate a mettere in discussione l'ideologia di una persona che ignori, come quasi tutti, questi dinamismi profondi: se date della puttana a sua madre, la reazione non è di molto più forte.
-Diede un esempio della tesi sopra riportata, Bruno Vespa, una sera che invitò un capo musulmano a parlare del crocifisso nelle scuole e poi non lo lasciò parlare. Mi vergognai per NOI, che riteniamo di essere più civili, democratici e rispettosi, e pensai come avremmo reagito se i ruoli, e le circostanze di luogo fossero state invertite.
Il culmine della intolleranza rabbiosa di Vespa si manifestò quando l'islamico asserì che a suo figlio non giovava vedere l'immagine di un cadaverino inchiodato ad una croce. Sembrò a Vespa di sentire una bestemmia; in realtà, Gesù morto è sicuramente ANCHE un cadavere, anche per noi credenti. E, miniaturizzato, diviene un cadaverino.
-Mi confermi o mi smentisca Luciano: la Chiesa primitiva, tanto vicina a Gesù, non mostrava la crocifissione, ma altre immagini. Fu il medioevo, innamorato del dolore, ad insistere sullo strazio patito dal Redentore, staccandolo dalla Speranza alla quale dovrebbe rimandare simultaneamente quella sofferenza. Gli artisti, le cui opere riempiono oggi le pinacoteche che noi custodiamo, fecero a gara nel soddisfare la spinta dei committenti ad amplificare l'aspetto del dolore, e a staccarlo dal suo contesto. Gli stessi artisti amplificarono la tendenza che volevano rappresentare.
-Nelle scuole di Maria Montessori il crocefisso era bandito e sostituito da una raffigurazione religiosa molto più dolce.
-Ognuno di noi, se vuole essere onesto, ed ha capacità introspettive adeguate, ricorderà l'impatto iniziale racapricciante e quasi traumatico di se stesso bambino con l'immagine di cui si parla.
-Molte persone erano nostalgiche del fascismo perchè in realtà rimpiangevano la propria giovinezza.
-Nelle scuole comunali bolognesi, il crocefisso mi si dice che fosse, più o meno, al terzo posto nelle suppellettili da acquistare, in base ai regolamenti. Tenendo conto che l'amministrazione pubblica ha pure l'obbligo di risparmiare quanto più possibile il pubblico denaro, ne conseguiva l'acquisto, e quindi l'utilizzo, di orrendi crocefissi di plastica, che non onoravano l'Altissimo.
-Quando i contestatori sessantottini occupavano le scuole, e toglievano il crocefisso di plastica, bruttissimo, sostituendolo con il cartello "TORNO SUBITO", alcuni sacerdoti, teologi di stretta osservanza ed obbedienza al magistero romano, sotto sotto si divertirono di questo.
-Forse non è casuale il nesso storico che Luciano rileva tra esaltazione di questa icona e pratica della violenza.
Forse continuo... ".
"Sento di non avere detto tutto quello che volevo, e sono incerto se proseguire. Disturbare i sentimenti altrui- nella fattispecie, qualcuno in questo dibattito ha scritto di esser molto legato all'immagine di cui si parla, e questo attaccamento mi commuove- è cosa che mi affligge....
Ma ci sono: il peggior torto, la vera mancanza di rispetto a certe persone amiche la farei atteggiandomi in punta di piedi e con reticenza nel libero scambio di opinioni. Ho a che fare con persone che credono nel confronto fra uomini più ancora che nell'Altissimo.
Allora:
-L'attaccamento al crocifisso, simbolo lontano dalla pietà cristiana, staccato dalla speranza, è un fatto ideologico. E l'ideologia, psicologicamente parlando, rappresenta la madre. In quanto la madre, per ognuno di noi, è la prima educatrice, la prima fonte dei valori. l'inconscio fa una equazione, cioè identifica MAMMA=IDEOLOGIA. Provate a mettere in discussione l'ideologia di una persona che ignori, come quasi tutti, questi dinamismi profondi: se date della puttana a sua madre, la reazione non è di molto più forte.
-Diede un esempio della tesi sopra riportata, Bruno Vespa, una sera che invitò un capo musulmano a parlare del crocifisso nelle scuole e poi non lo lasciò parlare. Mi vergognai per NOI, che riteniamo di essere più civili, democratici e rispettosi, e pensai come avremmo reagito se i ruoli, e le circostanze di luogo fossero state invertite.
Il culmine della intolleranza rabbiosa di Vespa si manifestò quando l'islamico asserì che a suo figlio non giovava vedere l'immagine di un cadaverino inchiodato ad una croce. Sembrò a Vespa di sentire una bestemmia; in realtà, Gesù morto è sicuramente ANCHE un cadavere, anche per noi credenti. E, miniaturizzato, diviene un cadaverino.
-Mi confermi o mi smentisca Luciano: la Chiesa primitiva, tanto vicina a Gesù, non mostrava la crocifissione, ma altre immagini. Fu il medioevo, innamorato del dolore, ad insistere sullo strazio patito dal Redentore, staccandolo dalla Speranza alla quale dovrebbe rimandare simultaneamente quella sofferenza. Gli artisti, le cui opere riempiono oggi le pinacoteche che noi custodiamo, fecero a gara nel soddisfare la spinta dei committenti ad amplificare l'aspetto del dolore, e a staccarlo dal suo contesto. Gli stessi artisti amplificarono la tendenza che volevano rappresentare.
-Nelle scuole di Maria Montessori il crocefisso era bandito e sostituito da una raffigurazione religiosa molto più dolce.
-Ognuno di noi, se vuole essere onesto, ed ha capacità introspettive adeguate, ricorderà l'impatto iniziale racapricciante e quasi traumatico di se stesso bambino con l'immagine di cui si parla.
-Molte persone erano nostalgiche del fascismo perchè in realtà rimpiangevano la propria giovinezza.
-Nelle scuole comunali bolognesi, il crocefisso mi si dice che fosse, più o meno, al terzo posto nelle suppellettili da acquistare, in base ai regolamenti. Tenendo conto che l'amministrazione pubblica ha pure l'obbligo di risparmiare quanto più possibile il pubblico denaro, ne conseguiva l'acquisto, e quindi l'utilizzo, di orrendi crocefissi di plastica, che non onoravano l'Altissimo.
-Quando i contestatori sessantottini occupavano le scuole, e toglievano il crocefisso di plastica, bruttissimo, sostituendolo con il cartello "TORNO SUBITO", alcuni sacerdoti, teologi di stretta osservanza ed obbedienza al magistero romano, sotto sotto si divertirono di questo.
-Forse non è casuale il nesso storico che Luciano rileva tra esaltazione di questa icona e pratica della violenza.
Forse continuo... ".
Re: A Marzabotto (IL CROCIFISSO NELLE SCUOLE)
Salve a tutti.
Sono una bambina degli anni '50, bellissima questa definizione, ti fa stare meglio.
Da una parte, poi dall'altra sprofondi....
Vabbè, insomma c'ero anch'io.
Non dimenticherò quel momento, ero a casa dei miei nonni, una grande casa, un Crocifisso enorme, ma enorme proprio, tipo Chiesa, di valore poi ho saputo, non so che fine abbia fatto nelle varie divisioni di eredità, era di grande valore, ma faceva 'na pauuuuuraaaa.
Ero una bambina, quel giorno scappai via di corsa, terrorizzata. Ricordo il terrore, il mio primo terrore.
Ma ricordo anche vicino a me una ragazza, era una giovane domestica come allora si usava, era lei che mi stava riempendo di testa con qualche racconto allucinante su Gesù, racconti classici certamente che ripeteva a memoria e dei quali lei per prima era vittima e cantore nello stesso tempo.
Io ho il vivissimo ricordo di quel momento, ho l'immagine davanti, sono ancora lì con gli occhi sbarrati, sono ancora lì con il terrore, vedo quel Crocifisso, lo posso toccare, è ancora lì, vedo che mi volto e fuggo, vedo quella ragazza, sento ancora quella paura fortissima alla gola.
Pazzesco.
Mamma mia.
Adesso che ci penso forse non ho mai avuto modo di raccontarlo, forse mi avrebbe fatto bene, ma vai a capire che ti ha segnato e che lo devi superare.
No, adesso mi ricordo, forse me ne sono ricordata, o cmq è affiorato più nitidamente il ricordo, quando mio figlio bambino ebbe un incubo a causa di un piccolo crocifisso che gli avevo messo vicino al lettino.
Incredibile, eppure non avevo fatto alcun racconto di atrocità subite da Gesù, nessuno. E allora mi ricordai di me e misi meglio a fuoco il ricordo di me bambina.
Mamma mia, da approfondire proprio.
Comunque, da veterana di scuole cattoliche, volevo anche dire che il Crocifisso, come del resto, forse, la stessa religione, o una certa visuale di religione, o religiosità, insomma più o meno, allora il Crocifisso ha il sano compito di inviare un messaggio di sofferenza :
" Impara a soffrire "
" Devi soffrire " ( Partorirai con dolore.... )
E' questo l'insegnamento in quelle scuole di quegli anni. E' così che meglio si esercita il Potere, assoggettando psicologicamente gli animi, poi delle donne in particolare.
Poi siamo passati all'opposto : viva la goduria.
Altro modo di fregare tutti.
E ancora un'altra cosa.
Penso che questa storia del Crocifisso sia solo un alibi, l' Europa, chiamiamola Europa ma penso ad altro, manda determinati segnali alla Chiesa per ben altre questioni politiche, interne e no.
Ah, poi lo tolsi da vicino al lettino, quasi incredula e forse delusa, per me il Crocifisso protegge, come mai, mi chiedevo, mio figlio non voleva questa protezione ?
Che stupidi, prima bisogna insegnare ad amarlo, anzi educare all' amore, ed è tutto diverso.
Ciao
Sono una bambina degli anni '50, bellissima questa definizione, ti fa stare meglio.
Da una parte, poi dall'altra sprofondi....
Vabbè, insomma c'ero anch'io.
Non dimenticherò quel momento, ero a casa dei miei nonni, una grande casa, un Crocifisso enorme, ma enorme proprio, tipo Chiesa, di valore poi ho saputo, non so che fine abbia fatto nelle varie divisioni di eredità, era di grande valore, ma faceva 'na pauuuuuraaaa.
Ero una bambina, quel giorno scappai via di corsa, terrorizzata. Ricordo il terrore, il mio primo terrore.
Ma ricordo anche vicino a me una ragazza, era una giovane domestica come allora si usava, era lei che mi stava riempendo di testa con qualche racconto allucinante su Gesù, racconti classici certamente che ripeteva a memoria e dei quali lei per prima era vittima e cantore nello stesso tempo.
Io ho il vivissimo ricordo di quel momento, ho l'immagine davanti, sono ancora lì con gli occhi sbarrati, sono ancora lì con il terrore, vedo quel Crocifisso, lo posso toccare, è ancora lì, vedo che mi volto e fuggo, vedo quella ragazza, sento ancora quella paura fortissima alla gola.
Pazzesco.
Mamma mia.
Adesso che ci penso forse non ho mai avuto modo di raccontarlo, forse mi avrebbe fatto bene, ma vai a capire che ti ha segnato e che lo devi superare.
No, adesso mi ricordo, forse me ne sono ricordata, o cmq è affiorato più nitidamente il ricordo, quando mio figlio bambino ebbe un incubo a causa di un piccolo crocifisso che gli avevo messo vicino al lettino.
Incredibile, eppure non avevo fatto alcun racconto di atrocità subite da Gesù, nessuno. E allora mi ricordai di me e misi meglio a fuoco il ricordo di me bambina.
Mamma mia, da approfondire proprio.
Comunque, da veterana di scuole cattoliche, volevo anche dire che il Crocifisso, come del resto, forse, la stessa religione, o una certa visuale di religione, o religiosità, insomma più o meno, allora il Crocifisso ha il sano compito di inviare un messaggio di sofferenza :
" Impara a soffrire "
" Devi soffrire " ( Partorirai con dolore.... )
E' questo l'insegnamento in quelle scuole di quegli anni. E' così che meglio si esercita il Potere, assoggettando psicologicamente gli animi, poi delle donne in particolare.
Poi siamo passati all'opposto : viva la goduria.
Altro modo di fregare tutti.
E ancora un'altra cosa.
Penso che questa storia del Crocifisso sia solo un alibi, l' Europa, chiamiamola Europa ma penso ad altro, manda determinati segnali alla Chiesa per ben altre questioni politiche, interne e no.
Ah, poi lo tolsi da vicino al lettino, quasi incredula e forse delusa, per me il Crocifisso protegge, come mai, mi chiedevo, mio figlio non voleva questa protezione ?
Che stupidi, prima bisogna insegnare ad amarlo, anzi educare all' amore, ed è tutto diverso.
Ciao
emma- Messaggi : 5
Data d'iscrizione : 11.07.09
Re: A Marzabotto (IL CROCIFISSO NELLE SCUOLE)
Il meraviglioso post di Emma ci porta una carica di umanità, e vitalità palpitante in questo topic che rischiava di essere troppo freddo, elucubrato, astratto da quelle stesse emozioni sulle quali tentiamo di dialogare. Onore all’autrice anche perché dimostra ancora una volta tutta la sua onestà. La dimostra in quanto anni fa, nello stesso forum che lei gestiva assieme a Giuseppe Salvadore e che abbiamo più volte ricordato, Emma parve contrariata dalla mia tesi, pur non contestandola concettualmente. Oggi Emma porta formidabili esempi concreti a sostegno del mio assunto, senza con ciò rinnegare il proprio attaccamento affettivo all’icona di cui trattiamo. Sento il dovere di informare tutti i lettoti di questo dibattito che la stessa Emma ne aveva aperto per prima uno analogo nel suo forum attuale, un topic che ora risulta complementare a questo nostro: http://pub8.bravenet.com/forum/static/show.php?usernum=650239060&frmid=6412&msgid=835829&cmd=show
In questo topic Emma esprime un concetto che mi sta a cuore riprendere, e che io traduco così: “se il crocifisso viene tolto dai luoghi pubblici, forse questo paradossalmente è un bene per noi e per la stessa devozione a questa immagine: impareremo a cercarla e ad amarla”.
Più volte ho esercitato la mia fantasia a raffigurarmi come sarebbe stato il mondo, e la storia recente, se il crocifisso non fosse mai stato mostrato ai bambini e non avesse fatto parte dell’appararto didattico istituzionale. Non vi confiderò tutti i risultati di questa mia elucubrazione fantastica, ma soltanto uno (ed attendo le elaborazioni mentali di altri, se qualcuno vorrà cimentarsi in questo gioco creativo, un gioco che è molto più costruttivo di quanto non appaia a prima vista).
Su di un certo dato dell’esperienza siamo tutti d’accordo:non occorre essere psicologi o sociologi per sapere che i giovani tendono a rigettare i valori tradizionali, il portato dell’educazione ricevuta, ed esigono di essere loro stessi autonomamente i protagonisti della scoperta, della riscoperta e della elaborazione dei valori.
E qui idealmente io seguo le note di quella bellissima canzone che è “Imagine” di John Lennon, e mi lascio andare ad immaginare un mondo che non avesse mostrato il crocifisso ai giovani: Scoprendolo da grandi, e di loro iniziativa, e senza antiche sgradevolissime coercizioni, i ragazzi se ne sarebbero innamorati,e ne avrebbero fatto uno dei loro simboli preferiti, forse più ancora dell’immagine del “Che”.
Avrebbero portato grandi crocifissi nei loro cortei. Al collo e nelle magliette. La devozione giovanile ad una immagine, ai tempi di noi bambini degli anni ’50 non finiva lì, ma DETERMINAVA COMPORTAMENTI CONSEGUENTI. Avremmo avuto una contestazione sessantottina con molti più Mario Capanna e molti meno Antonio Braca. E gli stessi Mario Capanna virtuali e mancati, di cui stiamo fantasticando, sarebbero stati molto più richiamati dalla polarità religiosa, senza rinnegare quella politica. La rivoluzione si sarebbe tentata non in nome di Marx ma di Gesù. La rivoluzione non sarebbe apparsa ripugnante a tante brave persone, non sarebbe stata all’insegna dell’odio e di altri principi demoniaci, come la FALSITà IDEALIZZATA, LA NECESSITà DELLA MENZOGNA (ovvero l’identificazione di politica e morale).
La rivoluzione avrebbe contagiato tanti moderati ed avrebbe vinto. Ed oggi staremmo tutti meglio, più giusti, più uguali, più fratelli.
Ragazzi, ho sognato ad occhi aperti, volete farmene una colpa ?
In questo topic Emma esprime un concetto che mi sta a cuore riprendere, e che io traduco così: “se il crocifisso viene tolto dai luoghi pubblici, forse questo paradossalmente è un bene per noi e per la stessa devozione a questa immagine: impareremo a cercarla e ad amarla”.
Più volte ho esercitato la mia fantasia a raffigurarmi come sarebbe stato il mondo, e la storia recente, se il crocifisso non fosse mai stato mostrato ai bambini e non avesse fatto parte dell’appararto didattico istituzionale. Non vi confiderò tutti i risultati di questa mia elucubrazione fantastica, ma soltanto uno (ed attendo le elaborazioni mentali di altri, se qualcuno vorrà cimentarsi in questo gioco creativo, un gioco che è molto più costruttivo di quanto non appaia a prima vista).
Su di un certo dato dell’esperienza siamo tutti d’accordo:non occorre essere psicologi o sociologi per sapere che i giovani tendono a rigettare i valori tradizionali, il portato dell’educazione ricevuta, ed esigono di essere loro stessi autonomamente i protagonisti della scoperta, della riscoperta e della elaborazione dei valori.
E qui idealmente io seguo le note di quella bellissima canzone che è “Imagine” di John Lennon, e mi lascio andare ad immaginare un mondo che non avesse mostrato il crocifisso ai giovani: Scoprendolo da grandi, e di loro iniziativa, e senza antiche sgradevolissime coercizioni, i ragazzi se ne sarebbero innamorati,e ne avrebbero fatto uno dei loro simboli preferiti, forse più ancora dell’immagine del “Che”.
Avrebbero portato grandi crocifissi nei loro cortei. Al collo e nelle magliette. La devozione giovanile ad una immagine, ai tempi di noi bambini degli anni ’50 non finiva lì, ma DETERMINAVA COMPORTAMENTI CONSEGUENTI. Avremmo avuto una contestazione sessantottina con molti più Mario Capanna e molti meno Antonio Braca. E gli stessi Mario Capanna virtuali e mancati, di cui stiamo fantasticando, sarebbero stati molto più richiamati dalla polarità religiosa, senza rinnegare quella politica. La rivoluzione si sarebbe tentata non in nome di Marx ma di Gesù. La rivoluzione non sarebbe apparsa ripugnante a tante brave persone, non sarebbe stata all’insegna dell’odio e di altri principi demoniaci, come la FALSITà IDEALIZZATA, LA NECESSITà DELLA MENZOGNA (ovvero l’identificazione di politica e morale).
La rivoluzione avrebbe contagiato tanti moderati ed avrebbe vinto. Ed oggi staremmo tutti meglio, più giusti, più uguali, più fratelli.
Ragazzi, ho sognato ad occhi aperti, volete farmene una colpa ?
Re: A Marzabotto (IL CROCIFISSO NELLE SCUOLE)
I sostenitori ad oltranza del crocifisso a scuola temono, e non senza motivo, che la rimozione di questa icona dalle aule scolastiche sia il preludio alla sua scomparsa da tutti i luoghi pubblici. E questo timore confluisce in un timore più grande, bene espresso da Bianca in questo stesso forum, in questo stesso dibattito: “Temo il vuoto che si sta creando a voler cancellare la nostra identità, la nostra storia.
Anzi le nostre storie, dato che l'Europa non è solo cristiana.
Ecco tutto”.
Sono parole meravigliose, come sintesi di uno stato d’animo e come carica di autenticità, e quindi capacità di coinvolgere. Lo stesso atteggiamento psicologico, che è comune a molta gente colta ma anche a molti “autodidatti” sensibili, fu manifestato anni fa, se non vado errato, da Emma Giustiniani nel dibattito analogo a questo, che io promossi nel forum che abbiamo più volte ricordato. E viene espresso anche da SUPERFRAGILISTIC nel suo blog (“LA SENTENZA DELLA DISCORDIA”, http://blog.libero.it/anchiocisono/[/).
Ragazzi, sono forse un temerario. Finchè fronteggio il Capitano o il prode Sarajevo io non ho paura. Ma queste tre donne sono persone delle più evolute, delle più oneste, delle più sensibili e coscienti, nonché preparate, che sia dato incontrare. E su questo tema hanno la gran parte del popolo italiano in sintonia con loro. Ma ormai sono in ballo, e sono stato io ad aprire le danze.
Replicherò a Bianca ricordando un pensatore che lei ama, ed io amo assai meno. Si tratta di Bertrand Russell. Nei suoi scritti più divulgativi, questo filosofo seminò del male ma anche del bene. Un suo concetto per me positivo, ricevuto quando ero molto giovane, fu da me assimilato e rielaborato. Non riesco a ritrovare l’originale, per cui vi darò solo la mia traduzione ed interpretazione: “Molte persone temono di aprirsi pienamente agli altri e alla loro diversità, temono di interagire con coinvolgimento pieno in rapporti di comunicazione, di cooperazione e di amore, perché temono di perdere la propria personalità. Queste persone dimenticano che LA PERSONALITA’ INDIVIDUALE E’ UN MEZZO, NON UN FINE. Serve proprio per incontrare il diverso, e fondersi con lui in una armonia collettiva”.
Io so bene che la personalità individuale e l’identità collettiva non sono categorie omogenee, non obbediscono alle stesse leggi. Ma una analogia può anche essere costruita fra i due fenomeni in questione, per argomentare una tesi. Ed allora: la paura del vuoto alla quale fa riferimento Bianca, quella stessa paura che ha scatenato una ondata di furore in difesa del crocifisso esposto, deve essere superata. La nostra identità cristiana deve avere il coraggio di dialogare alla pari con le altre culture, senza aggressività e senza prevaricazioni. Se altri popoli nei loro territori non adottano la reciprocità nei nostri confronti, in questo stile di rispetto e tolleranza, non è un motivo per essere noi stessi fanatici, intolleranti, meno evoluti, meno europei.
In Europa si sta realizzando uno stile di vita davvero cosmopolitico, ed ognuno dovrebbe sentirsi a casa sua. Le città, da noi, non sono più dei loro tradizionali abitanti, ma sono come dei contenitori vuoti. A disposizione di chi vada a vivervi, con spirito di pace e voglia di lavorare e contribuire al benessere collettivo. Non si tratta di “cancellare la nostra identità, la nostra storia”. Superare il passato non significa cancellarlo, ma rispettare il futuro e i suoi diritti. La paura del vuoto deve essere vinta, perché spogliandoci delle armature difensive andiamo a fare un bel “pieno” di carburante nuovo. E forse è contento anche Lui, se viene staccato dai muri e riportato nei cuori. Come sosteneva Emma con parole diverse, staccandolo dai muri, è più probabile che ricompaia nei cuori. E’ il Dio della Resurrezione, il nostro, la sua morte la abbiamo già celebrata abbastanza.
Anzi le nostre storie, dato che l'Europa non è solo cristiana.
Ecco tutto”.
Sono parole meravigliose, come sintesi di uno stato d’animo e come carica di autenticità, e quindi capacità di coinvolgere. Lo stesso atteggiamento psicologico, che è comune a molta gente colta ma anche a molti “autodidatti” sensibili, fu manifestato anni fa, se non vado errato, da Emma Giustiniani nel dibattito analogo a questo, che io promossi nel forum che abbiamo più volte ricordato. E viene espresso anche da SUPERFRAGILISTIC nel suo blog (“LA SENTENZA DELLA DISCORDIA”, http://blog.libero.it/anchiocisono/[/).
Ragazzi, sono forse un temerario. Finchè fronteggio il Capitano o il prode Sarajevo io non ho paura. Ma queste tre donne sono persone delle più evolute, delle più oneste, delle più sensibili e coscienti, nonché preparate, che sia dato incontrare. E su questo tema hanno la gran parte del popolo italiano in sintonia con loro. Ma ormai sono in ballo, e sono stato io ad aprire le danze.
Replicherò a Bianca ricordando un pensatore che lei ama, ed io amo assai meno. Si tratta di Bertrand Russell. Nei suoi scritti più divulgativi, questo filosofo seminò del male ma anche del bene. Un suo concetto per me positivo, ricevuto quando ero molto giovane, fu da me assimilato e rielaborato. Non riesco a ritrovare l’originale, per cui vi darò solo la mia traduzione ed interpretazione: “Molte persone temono di aprirsi pienamente agli altri e alla loro diversità, temono di interagire con coinvolgimento pieno in rapporti di comunicazione, di cooperazione e di amore, perché temono di perdere la propria personalità. Queste persone dimenticano che LA PERSONALITA’ INDIVIDUALE E’ UN MEZZO, NON UN FINE. Serve proprio per incontrare il diverso, e fondersi con lui in una armonia collettiva”.
Io so bene che la personalità individuale e l’identità collettiva non sono categorie omogenee, non obbediscono alle stesse leggi. Ma una analogia può anche essere costruita fra i due fenomeni in questione, per argomentare una tesi. Ed allora: la paura del vuoto alla quale fa riferimento Bianca, quella stessa paura che ha scatenato una ondata di furore in difesa del crocifisso esposto, deve essere superata. La nostra identità cristiana deve avere il coraggio di dialogare alla pari con le altre culture, senza aggressività e senza prevaricazioni. Se altri popoli nei loro territori non adottano la reciprocità nei nostri confronti, in questo stile di rispetto e tolleranza, non è un motivo per essere noi stessi fanatici, intolleranti, meno evoluti, meno europei.
In Europa si sta realizzando uno stile di vita davvero cosmopolitico, ed ognuno dovrebbe sentirsi a casa sua. Le città, da noi, non sono più dei loro tradizionali abitanti, ma sono come dei contenitori vuoti. A disposizione di chi vada a vivervi, con spirito di pace e voglia di lavorare e contribuire al benessere collettivo. Non si tratta di “cancellare la nostra identità, la nostra storia”. Superare il passato non significa cancellarlo, ma rispettare il futuro e i suoi diritti. La paura del vuoto deve essere vinta, perché spogliandoci delle armature difensive andiamo a fare un bel “pieno” di carburante nuovo. E forse è contento anche Lui, se viene staccato dai muri e riportato nei cuori. Come sosteneva Emma con parole diverse, staccandolo dai muri, è più probabile che ricompaia nei cuori. E’ il Dio della Resurrezione, il nostro, la sua morte la abbiamo già celebrata abbastanza.
Ultima modifica di Admin il Sab Gen 16, 2010 11:24 pm - modificato 1 volta.
il crocifisso
Non sono uno psicologo né un filosofo e ricordo di essere stato bambino e ragazzo e non mi sono accorto di terribili traumi legati alla Croce. Ho vissuto con trepidazione e gioia il natale, preparandomi con la "novena", il presepe e la messa di mezzanotte. Poi, l'indomani, c'era una bella festa con i cugini, la nonna e la zia. In tutto 10 persone con i posti a tavola segnati e sempre gli stessi, anno dopo anno. Anche il pranzo era uguale, ma era bello stare assieme. Semplicità e sana povertà che non ha nulla a che vedere con la miseria. Tutti con qualche cosa di nuovo addosso, freschi di Messa e comunione, con i peccati cancellati da una salutare confessione. E nessuno ha mai avuto bisogno dello psicologo anche se, a volte, arrivava pure uno scapaccione da parte dei rispettivi crudelissimi papà.
E poi c'era un breve intervallo e non era ancora spento l'ultimo suono della fisarmonica che festeggiava il martedì grasso che già le Ceneri si presentavano chiedendo agli uomini di convertirsi. Iniziava un lungo e serio cammino di 40 giorni destinati alla riflessione sulla morte e resurrezione del Cristo. Si ripercorrevano le Scritture e ci si preparava alla settimana Santa. I quadri venivano celati da tende violacee e si meditava sull'incapacità dell'uomo ad accogliere il Cristo. Un rifiuto dapprima dialettico del suo messaggio e del suo modello di vita. Poi quando le parole non furono più sufficienti si passò alle vie di fatto: processo-farsa e crocifissione. Non c'era più spazio nemmeno per il suono delle campane. Intorno alle 15 si rifaceva buio sulla terra e anche se le giornate primaverili in Sicilia parlavano già di resurrezione, il venerdì si partecipava, si riviveva con commozione e senza terrore, quell'incapacità degli uomini a riconoscere il figlio di Dio. Chiudeva anche il cinema. La Croce ricordava la nostra incapacità all'ascolto, il dono del Cristo fino all'effusione del sangue, una Madre che non lo ha abbandonato, un discepolo che lo ha accompagnato. Cristo moriva, ma non era solo, qualcuno - e in quel qualcuno tutti noi pensavamo di poterci riconoscere - era con lui, lo accompagnava con partecipazione e senza terrore o irreversibili traumi. Un po' di commozione serviva a crescere non a terrorizzarci. Soprattutto ci consolava perché ci veniva detto che affrontando quella morte il Signore aveva saputo perdonare. Appunto "ricorda" e "perdona". La croce era per noi un modello di vita: nel dolore e nella prova, davanti all'ingiustizia "ricorda" e dunque agisci per superarla, ma al contempo "perdona", non trasformarla in odio permanente. Perché avrei dovuto essere traumatizzato dall'insegnamento della Croce?
Diverso il caso se la Croce ha perso i suoi valori ed è solo crudele martirio privo della certezza della Resurrezione. Davanti al dolore senza speranza, all'insistenza sull'agonia che non porta a niente, allora c'è di che aver paura.
Probabilmente oggi la Croce mette a disagio perché non siamo in grado di andare oltre la Croce e il simbolo di salvezza dell'uomo è tornato ad essere solo un martirio perché non conosciamo più la Pasqua. È questo che fa davvero paura e mette tristezza!
Non conoscendo più le nostre radici culturali - nel senso che non le sentiamo più nostre - la Croce è solo morte come i lager, i gulag, gli eccidi contemporanei in tante parti del mondo. Ma non nascondiamoci dietro i traumi che ne potrebbero avere i nostri figli per giustificare la rimozione della nostra identità e non solo dai luoghi pubblici.
A proposito poi mi sono anche sposato e ho avuto delle figlie. Non le ho viste particolarmente traumatizzate per la presenza della croce a scuola. Ho visto però delle insegnanti che già rumoreggiavano sui possibili traumi per i nostri bambini. Credo che dietro la rimozione della Croce si perseguisse e si persegue ancora oggi un disegno anti cristiano che viene mascherato da alti ideali laici che nascondono bassi interessi di bottega.
Nella chiesa primitiva non veniva mostrata la crocifissione, ma la Croce. Questa c'è sempre stata, fin dalla battaglia di ponte Milvio alla quale molto più tardi si aggiunse l'immagine del Cristo. Troppo lungo ripercorrere tutte le tappe di questo articolato cammino ma il problema era di natura teologica: si poteva mostrare la sofferenza del Cristo? Alla fine, "umanizzando" il Cristo e aiutati da qualche conquista ideologica si arriva a raffigurare il cristo in Croce, forse dapprima vestito, poi denudato, simbolicamente sofferente e infine uomo di dolori. Ma questo cammino è evolutivo, non va visto come una "decadenza", ma un lento processo di arricchimento del cristianesimo che finirà per accettare la sofferenza del Dio fattosi uomo.
E poi c'era un breve intervallo e non era ancora spento l'ultimo suono della fisarmonica che festeggiava il martedì grasso che già le Ceneri si presentavano chiedendo agli uomini di convertirsi. Iniziava un lungo e serio cammino di 40 giorni destinati alla riflessione sulla morte e resurrezione del Cristo. Si ripercorrevano le Scritture e ci si preparava alla settimana Santa. I quadri venivano celati da tende violacee e si meditava sull'incapacità dell'uomo ad accogliere il Cristo. Un rifiuto dapprima dialettico del suo messaggio e del suo modello di vita. Poi quando le parole non furono più sufficienti si passò alle vie di fatto: processo-farsa e crocifissione. Non c'era più spazio nemmeno per il suono delle campane. Intorno alle 15 si rifaceva buio sulla terra e anche se le giornate primaverili in Sicilia parlavano già di resurrezione, il venerdì si partecipava, si riviveva con commozione e senza terrore, quell'incapacità degli uomini a riconoscere il figlio di Dio. Chiudeva anche il cinema. La Croce ricordava la nostra incapacità all'ascolto, il dono del Cristo fino all'effusione del sangue, una Madre che non lo ha abbandonato, un discepolo che lo ha accompagnato. Cristo moriva, ma non era solo, qualcuno - e in quel qualcuno tutti noi pensavamo di poterci riconoscere - era con lui, lo accompagnava con partecipazione e senza terrore o irreversibili traumi. Un po' di commozione serviva a crescere non a terrorizzarci. Soprattutto ci consolava perché ci veniva detto che affrontando quella morte il Signore aveva saputo perdonare. Appunto "ricorda" e "perdona". La croce era per noi un modello di vita: nel dolore e nella prova, davanti all'ingiustizia "ricorda" e dunque agisci per superarla, ma al contempo "perdona", non trasformarla in odio permanente. Perché avrei dovuto essere traumatizzato dall'insegnamento della Croce?
Diverso il caso se la Croce ha perso i suoi valori ed è solo crudele martirio privo della certezza della Resurrezione. Davanti al dolore senza speranza, all'insistenza sull'agonia che non porta a niente, allora c'è di che aver paura.
Probabilmente oggi la Croce mette a disagio perché non siamo in grado di andare oltre la Croce e il simbolo di salvezza dell'uomo è tornato ad essere solo un martirio perché non conosciamo più la Pasqua. È questo che fa davvero paura e mette tristezza!
Non conoscendo più le nostre radici culturali - nel senso che non le sentiamo più nostre - la Croce è solo morte come i lager, i gulag, gli eccidi contemporanei in tante parti del mondo. Ma non nascondiamoci dietro i traumi che ne potrebbero avere i nostri figli per giustificare la rimozione della nostra identità e non solo dai luoghi pubblici.
A proposito poi mi sono anche sposato e ho avuto delle figlie. Non le ho viste particolarmente traumatizzate per la presenza della croce a scuola. Ho visto però delle insegnanti che già rumoreggiavano sui possibili traumi per i nostri bambini. Credo che dietro la rimozione della Croce si perseguisse e si persegue ancora oggi un disegno anti cristiano che viene mascherato da alti ideali laici che nascondono bassi interessi di bottega.
Nella chiesa primitiva non veniva mostrata la crocifissione, ma la Croce. Questa c'è sempre stata, fin dalla battaglia di ponte Milvio alla quale molto più tardi si aggiunse l'immagine del Cristo. Troppo lungo ripercorrere tutte le tappe di questo articolato cammino ma il problema era di natura teologica: si poteva mostrare la sofferenza del Cristo? Alla fine, "umanizzando" il Cristo e aiutati da qualche conquista ideologica si arriva a raffigurare il cristo in Croce, forse dapprima vestito, poi denudato, simbolicamente sofferente e infine uomo di dolori. Ma questo cammino è evolutivo, non va visto come una "decadenza", ma un lento processo di arricchimento del cristianesimo che finirà per accettare la sofferenza del Dio fattosi uomo.
cigoli- Messaggi : 2
Data d'iscrizione : 12.10.09
Il crocifisso..
Caro Davide vuoi il mio modesto parere? Il crocifisso per me è un punto di riferimento, non è un semplice pezzo di legno per me..quando mio padre entrò per la prima volta in ospedale per il primo ciclo di chemio, notò subito che nella sua stanza mancava il crocifisso..subito mi disse per favore compralo, l'ho comprato e l'ha appeso.."quel pezzo di legno" per lui significava la speranza..per lui era tutto..quando è morto, nella tasca della giacca gli ho messo un crocifisso, come lui mi aveva chiesto...lo so, molti diranno, cazzate..ma io sfido chiunque a negare che nel momento del bisogno, non ha volto lo sguardo a " quel pezzo di legno "
Non sono cattolica, neanche mio padre lo era...
Un tribunale l'ha messo in croce, un tribunale lo toglie dalla croce....
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Roxy- Messaggi : 7
Data d'iscrizione : 21.07.09
L' ULTIMA SENTENZA DELLA CORTE EUROPEA
"Roma, 18 mar. (TMNews) - La Corte europea per i diritti dell'uomo ha dato ragione al governo italiano sulla presenza del crocifisso nelle aule delle scuole pubbliche.
Con sentenza d'appello definitiva, i giudici dell'organismo del Consiglio d'Europa hanno sottolineato che, mantenendo il crocifisso nelle aule della classe frequentata dai figli della donna che aveva presentato ricorso, "le autorità hanno agito nei limiti della discrezionalità di cui dispone l'Italia nel quadro dei suoi obblighi di rispettare, nell'esercizio delle funzioni che assume nell'ambito dell'educazione e dell'insegnamento, il diritto dei genitori di garantire l'istruzione conformemente alle loro convinzioni religiose e filosofiche".
Il crocifisso, in particolare, non viene considerato dai giudici di Strasburgo un elemento di "indottrinamento".".
(Si veda http://www.tmnews.it/web/sezioni/top10/20110318_190705.shtml).
Ma i bidelli sono tosti: L' OSTENSIONE DEL CROCEFISSO AI FANCIULLI (PRESI A TRADIMENTO) PERMANE UNA MOSTRUOSITA'. Odiosa a Dio, agli Angeli del Cielo, agli uomini di buona volontà.
Con sentenza d'appello definitiva, i giudici dell'organismo del Consiglio d'Europa hanno sottolineato che, mantenendo il crocifisso nelle aule della classe frequentata dai figli della donna che aveva presentato ricorso, "le autorità hanno agito nei limiti della discrezionalità di cui dispone l'Italia nel quadro dei suoi obblighi di rispettare, nell'esercizio delle funzioni che assume nell'ambito dell'educazione e dell'insegnamento, il diritto dei genitori di garantire l'istruzione conformemente alle loro convinzioni religiose e filosofiche".
Il crocifisso, in particolare, non viene considerato dai giudici di Strasburgo un elemento di "indottrinamento".".
(Si veda http://www.tmnews.it/web/sezioni/top10/20110318_190705.shtml).
Ma i bidelli sono tosti: L' OSTENSIONE DEL CROCEFISSO AI FANCIULLI (PRESI A TRADIMENTO) PERMANE UNA MOSTRUOSITA'. Odiosa a Dio, agli Angeli del Cielo, agli uomini di buona volontà.
VIVA I BIDELLI :: *Gli altri sono "i belli" e noi siamo "i bidelli"* :: Temi politici, sociali ed un po' filosofici
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